Apicoltura: le api e la biodiversità

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Le api permettono la riproduzione delle piante, proteggono la salute, la biodiversità degli ecosistemi e lo sviluppo di gran parte delle colture di cui ci nutriamo

testo e foto di Susy Toma

Ci troviamo a pochi km a nord di Roma, in una splendida vallata dalla fitta vegetazione, all’ombra del solitario Monte Soratte. Massimo e Gianluca hanno deciso di diventare “allevatori di api”: scelta coraggiosa ed impegnativa quella di muovere i primi passi in un mondo affascinante.Inizianocosì il primo corso di apicoltura, seguono la teoria in aula e l’esperienza nei campi e nei boschi. Entusiasmante e allo stesso tempo terrificantesi rivela la cattura (o recupero) degli sciami:si tratta diconvogliare in un’arnia migliaia e migliaia di api che sciamano in cerca di una nuova casa,  prima che si collochino in un tronco d’albero o in un’altra cavità naturale. Gli allievi hanno a disposizione solo un paio di giorni per raggiungere lo sciame ammassato che staziona nei pressi dell’apiario di origine, generalmente su un ramo, e catturarlo muniti di fumo e spazzola. Quando si riesce a far entrare la regina in una nuova arnia tutte le sue operaie la seguono e il gioco è fatto!

Su invito del docente, Massimo mette una mano senza protezione all’interno dell’ammasso di api in sciamatura, verificando che in quella fase lo sciame è completamente inoffensivo: le api infatti non pungono perché si sono riempite di miele per avere nutrimento sufficiente a sopravvivere durante la ricerca di un nuovo nido e per poter cominciare subito a costruire cera per le celle dopo averlo trovato. Il timorelascia subito il posto ad una sensazione di benessere, una strana “freschezza” che desta stupore:l’interno dell’ammasso èinfatti mantenuto a temperatura costante dalle api che lo ventilano continuamente e così facendo proteggono la regina.

Dopo il corso Massimo e Gianluca iniziano la loro avventura con due arnie a testa econ entusiasmo attendono le domeniche di primavera per poter lavorare con le api. Indimenticabile l’apertura del favo: quanto lavoro per le api nel costituire quell’ordine di celle, per pulirne i minuscoli spazi,  perallevare le larve e le pupe, un’organizzazione perfetta. Si arriva così alla prima smielatura di 11 Kg.

In questa fase il rispetto delle tempistiche è fondamentale. Si smiela quando le api sono fuori dall’alveare a bottinare i fiori, si lavora nelle giornate di sole, senza vento e nelle ore centrali del giorno, per ridurre al minimo il rischio di essere attaccati.  Ogni fase del lavoro richiede molta esperienza: le api sono nervosissime all’estrazione del miele che è il loro nutrimento, attaccano facilmente, soprattutto in testa, non chiudere bene la mascherapotrebbe essere letale per un soggetto allergico al veleno d’ape causando unochoc anafilattico. Le punture sono dolorose e la sostanza che si sprigiona, il feromone dell’allarme, attira le altre api che pungono nello stesso punto.La sciamatura dev’essere gestita con accortezza al fine di individuare da quale arnia è partita e poter segnare con una vernice atossica la nuova regina per poter datare e ottenere dati importanti sulla popolazione, la produttività e sulla prossima sciamatura.E’necessaria un’approfondita conoscenza delle fioriture e delle malattie che potrebbero colpire e far scomparire la colonia: dolore, disgusto e profonda delusione è ciò che si prova alla scoperta dell’infestazione da camola che porta alla scomparsa di intere famiglie.

La scomparsa dell’ape italiana

Le api sono i maggiori impollinatori in gran parte del mondo, la loro azione bottinatrice è fondamentale per la salute e la biodiversità degli ecosistemi e lo sviluppo di gran parte delle colture di cui l’uomo si nutre. Sono proprio questi minuscoli imenotteri a garantire sulle nostre tavole la presenza dell’86% del nostro cibo, dalla frutta fresca ai cereali, dalle verdure alle spezie. Le api e gli altri insetti impollinatori volando sulle fioriture, saltando e strisciando sulla superficie dei fiori permettono alle piante di riprodursi, svolgendo un’azione insostituibile e di inestimabile valore che secondo le stime dell’Onu, riguarda ben il 90% delle colture di tutto il mondo incluse le colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, utilizzati per gli animali da allevamento. La progressiva scomparsa delle api mette a rischio il nostro modo di vivere e la nostra stessa sopravvivenza: mele, pere, albicocche, pesche, ciliegie, zucca, carote, cipolle, ortaggi, mandorle, caffè, patate, pepe…sono solo alcuni degli alimenti che non potremmo più avere sulle nostre tavole.

L’ape italiana della sottospecie ligustica spinola -esportata in tutto il mondo-è prossima alla minaccia secondo la classificazione IUCN:il suo areale è vastissimo il suo stato di conservazione è seriamente in pericolo.Grazie alle sue peculiarità come la docilità o “tenuta del favo”, l’alta produttività cioè l’attitudine all’allevamento di covata e l’alta capacità di ovodeposizione delle regine e la capacità di mantenere colonie molto popolose per tutto l’anno, è considerata tra le migliori al mondo e sta rischiando di scomparire per sempre.

Essenziali nella conservazione degli ecosistemi in qualità di indicatori ambientali, le api sono a diretto contatto con il suolo, la vegetazione, l’aria e l’acqua di un ecosistema, spingendosi anche diversi km di distanza dall’alveare per la bottinatura cioè per prelevare dalle fioriture nettare e polline;  il corpo, rivestito di peli, è particolarmente adatto per trattenere i materiali e le sostanze con cui viene a contatto, compresi quindi, pesticidi ed insetticidi che si depositano sulla superficie delle piante e dei fiori.La selezione genetica dell’ape è dunque oggi fortemente dipendente dalle scelte dell’uomo: in Italia gli ecotipi locali di apis mellifera nelle varie regioni, stabili dal punto di vista genetico, vengono sostituiti con ibridi commerciali esteri o non autoctoni con maggiore produttività e geneticamente instabili, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche e portare alla scomparsa dell’apis mellifera ligustica.