L’Arcipelago delle Bijagos
di Giacomo Cozzolino
Un continuum tra terra e mare designato Riserva della Biosfera dell’UNESCO. 90 isole, di cui solo 20 abitate, ricche anche di un patrimonio etnico e antropologico di grande interesse

Migliaia di anni fa il grande delta del Rio Geba e del Rio Grande si protendeva nell’Oceano Atlantico, nell’attuale territorio della Guinea-Bissau. Centinaia di tributari dei due grandi corsi d’acqua creavano un dedalo di ramificazioni con un continuo alternarsi di terra e acqua.
Oggi, l’evoluzione di quel grande delta è costituita dall’Arcipelago delle Bijagos, un gruppo di circa 90 isole, di cui circa 20 abitate dall’omonima etnia, i Bijagó. Il mare, col tempo, ha invaso il delta trasformandolo in arcipelago che oggi costituisce un ecosistema di grande importanza in Africa Ovest.
L’isola principale e capitale amministrativa delle Bijagos è Bolama e le isole più popolate sono Carache, Caravela, Enu, Formosa, Galinhas, João Vieira, Maio, Meneque, Orango, Orangozinho, Ponta, Roxa, Rubanhe, Soga, Unhacomo, Uno, e Uracane.
L’Arcipelago costituisce un continuum tra isole e mare e rappresenta un ambiente con un elevato valore per la biodiversità, con numerosi ecosistemi: palmeti, savane, foreste umide, mangrovie, zone umide. Si stima che durante la stagione migratoria circa 1 milione di uccelli passino qui, sostando negli ambiti dell’arcipelago. Le Bijagos ospitano anche numerose altre specie di interesse come, ad esempio, tartarughe marine, che nidificano sulle spiagge di alcune isole, coccodrilli e l’ippopotamo, che qui si è adattato a vivere in zone di acqua marina e salmastra.
Per il loro valore, le Bijagos sono tutelate da aree protette e sono state designate come Riserva della Biosfera dell’UNESCO.
Oltre che dal punto di vista naturalistico, queste isole hanno un grande interesse etnico ed antropologico.
I Bijagó
La società Bijagó continuano ad essere organizzata attraverso la struttura tradizionale e molte delle usanze e costumi popolari sono vivi nei villaggi che costellano le isole. Malgrado ci siano differenze sociali, culturali e linguistiche tra le isole, alcune caratteri comuni consentono di riconoscere gli abitanti dell’arcipelago come un gruppo unico.
Il villaggio è l’unità di base politica e sociale ed è abitato da clan costituiti su base familiare. Le struttura socio-politica dei villaggi è gerarchica, ma a tutti è permesso di interagire e partecipare alla vita pubblica con approcci informali ed amichevoli, secondo il principio di uguaglianza. Dal punto di vista strettamente sociale, la struttura originaria dei clan era prevalentemente matriarcale. Tale struttura matriarcale nel tempo ha perso valore in favore degli uomini. Tuttavia, negli ultimi decenni la donna ha recuperato nuovamente un ruolo importante, parallelamente a quello che è accaduto in altre zone della Guinea-Bissau, sotto la spinta del partito indipendentista PAIGC, a seguito della decolonizzazione portoghese.
Economia solidale
Le attività economiche e le risorse naturali sono, quasi sempre, gestite in modo comunitario e tale approccio permette una suddivisione equa e solidale dei prodotti e dei proventi. Se un individuo o una famiglia possiede più beni di altri, deve condividerlo con la comunità. Il senso di solidarietà e cooperazione è molto forte al punto che rifiutare il supporto e l’aiuto di altri membri è considerato un’offesa.
Tradizioni
Inoltre, esistono delle terre sacre nelle quali è vietata qualsiasi attività economica e tale approccio, rispettato da tutti, ha consentito la conservazione della natura e delle sue risorse nel tempo.
Tra le tradizioni, sono degne di nota le cerimonie di iniziazione, che segnano il passaggio da un periodo di vita ad un altro, le cerimonie funebri di Defuntu, con un trasporto dei morti su piroghe e lo scambio di doni presso luoghi conosciuti come Etute.
Gli ex coloni portoghesi, che dominavano i territori costieri fin dal 1600, riuscirono a sottomettere i Bijagó solo nel 1936. Malgrado sia un popolo molto fiero e legato alla propria terra ed alle proprie tradizioni, si dimostra sempre aperto ed accogliente, anche con i turisti che, a dir il vero sporadicamente, visitano l’arcipelago.
Turismo inusuale
Il turismo alle Bijagos, così come nel resto della Guinea-Bissau, può essere definito inusuale. Diversamente da altre mete africane, la fauna è elusiva e comunque ampiamente distribuita negli ecosistemi. Il mare è bello e pulito, ma non è certamente uno dei migliori spot per immersioni e snorkeling. Il viaggio può essere lungo e talvolta non troppo confortevole e gli alloggi variano da sistemazioni molto spartane a hotel di medio livello (per gli standard europei).
Malgrado ciò, per il viaggiatore curioso ed alla ricerca di un territorio autentico e molto tranquillo, le Bijagos possono rappresentare una valida alternativa a mete più conosciute.
Le isole più frequentate turisticamente sono Bubaque e Rubane. Orango, João Vieira e Poilão sono le isole con gli ecosistemi più conservati ed interessanti. Nell’isola di Orango c’è la più grande colonia di ippopotami marini del mondo, mentre le isole di João Vieira e Poilão sono uno dei santuari più importanti di riproduzione delle tartarughe marine.
La bellezza dei paesaggi, la cultura locale, spiagge di sabbia dove si incontra solo qualche pescatore locale, il valore degli ecosistemi e il desiderio di scoperta sono tutti motivi validi per visitare le Bijagos.
Consigli di Viaggio
Il periodo migliore per visitare le Bijagos è durante la stagione secca, da novembre a maggio.
L’unico aeroporto nell’arcipelago è situato a Bubaque, con voli dall’Aeroporto di Bissau, a sua volta collegato con l’Italia con voli TAP Air Portugal (Via Lisbona) o Royal Air Maroc (Via Casablanca).
Motonavi collegano Bissau ed Enxudé a Bolama e Bubaque. Alla pagina web della Consulmar Bissau è possibile consultare gli orari. Ad ogni modo, gli orari variano molto in base alle maree e vanno consultati anche in loco prima della partenza. Talvolta le corse vengono soppresse, anche per periodi lunghi.