Autumn Peltier, la guerriera dell’acqua. La lotta per il diritto all’acqua delle comunità indigene canadesi

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Autumn Peltier, la guerriera dell’acqua.

La lotta per il diritto all’acqua delle comunità indigene canadesi 

di Rosario Mascia

Il 22 marzo 2018, cinque mesi prima che Greta iniziasse la sua protesta a Stoccolma e ventisei anni dopo il discorso di Severn Cullis-Suzuki, sempre davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, è il turno di un’altra ragazzina di tredici anni, Autumn Peltier. La «guerriera dell’acqua», come è stata definita dalla stampa internazionale, è nata nella nazione autoctona del Canada, Wikwemikong, e vive nel territorio ancestrale Ashinaabe dell’isola Manitoulin in Ontario. Autumn dall’età di otto anni dedica il suo impegno a favore dell’acqua pulita per le comunità indigene in Canada. Quel giorno è salita sul palco dell’ONU per chiedere ai leader mondiali di gestire e preservare meglio le risorse idriche mondiali. «Molte persone non pensano che l’acqua sia viva o abbia uno spirito. La mia gente crede che questo sia vero. Dobbiamo identificare le nostre acque attraverso la personificazione, in modo da poterle proteggere. La nostra acqua merita di essere trattata come un essere umano con diritti umani» ha spiegato loro l’adolescente, vestita con i costumi tipici della sua tribù. E ha proseguito: 

«Entro il 2050, almeno una persona su quattro vivrà in un Paese in cui la mancanza di acqua dolce sarà cronica o ricorrente.

Gli Stati devono gestire e preservare meglio le risorse idriche mondiali. Secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 2,1 miliardi di persone già non hanno acqua potabile sicura in casa, e questo include anche le persone in Canada. Nessuno dovrebbe preoccuparsi se l’acqua è pulita o se finirà. Nessun bambino dovrebbe crescere senza sapere cos’è l’acqua pulita o corrente. Tutti abbiamo diritto a quest’acqua quando ne abbiamo bisogno, non solo i ricchi, tutte le persone».

Non possiamo mangiare soldi e bere petrolio”

Anche Autumn Peltier ha iniziato il suo impegno piccolissima, a otto anni, chiedendo che il governo canadese smettesse di sfruttare in maniera indiscriminata l’acqua dolce dei Grandi Laghi costruendo enormi condutture che hanno costretto più di cento comunità indigene a non bere la loro acqua per la cattiva manutenzione degli impianti di depurazione. Problema che nel 2005 ha causato il diffondersi di vitiligine e scabbia tra le comunità indigene della First Nation. Proprio l’anno scorso l’attivista indigena è intervenuta ancora una volta davanti ai leader mondiali alle Nazioni Unite durante un summit globale sul cambiamento climatico. «Non possiamo mangiare i soldi e bere il petrolio» ha chiosato.