Bialowieza, l’ultimo rifugio del bisonte europeo

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bisonte europeo

Bialowieza, l'ultimo rifugio del bisonte europeo


di Francesca Bongarzoni,
Foto Simone Sbaraglia

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bisonte europeo

Il Bisonte, il più grande animale terrestre europeo, è minacciato dal disboscamento della foresta dichiarata Patrimonio Unesco e Riserva della biosfera.


Nei secoli passati grandissima parte del territorio dell'Europa era ricoperto di foresta. L'essere umano ne traeva benefici e nello stesso tempo ne era impaurito. Riportare alla mente i primi versi della Divina Commedia è sufficiente a comprendere cosa rappresentasse la foresta nell'immaginario collettivo, non solo in epoca medievale (Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è più morte).
Nel corso della storia la foresta europea è andata quasi completamente perduta ed insieme ad essa la maggior parte degli animali che la popolavano. Animali abituati a sopravvivere agli inverni rigidi, alle tempeste di neve, ma che non hanno resistito all'abbattimento del loro habitat e alla caccia esercitata con strumenti sempre più potenti. Allora come oggi, il re della foresta erupea è senza dubbio il bisonte europeo.
Bialowieza è un ecosistema antichissimo, copre una superficie di circa cento chilometri quadrati entro i confini della quale c’è la riserva speciale: il Parco Nazionale più antico di tutta la Polonia. La ricerca del bisonte  europeo è un momento estremamente delicato, si cammina nella foresta percorrendo sentieri obbiligati ed è vietato allontanarsi. Procedere lentamente nel silenzio profondo, immersi nel freddo e nella neve, richiama sensazioni primordiali. Sembra che il tempo si sia fermato, che la "selva oscura" sia la stessa, immutata sin dalla fine dell’ultima glaciazione.
L'incontro con il bisonte europeo però ci riporta immediatamente alla consapevolezza che la storia ha decisamente modificato il comportamento di questi animali vittime nei secoli dello sterminio umano. Basta incrociare un loro sguardo per comprendere quanto ancora sia radicata la paura nei nostri confronti.
E così per catturare qualche istante della loro vita selvaggia, cercando di non disturbarli troppo, è necessario avvicinarsi sottovento e la neve per fortuna attutisce il rumore dei passi. Avvicinandosi ci si accorge che la loro è una vita braccata.
Bialowieza è un fazzoletto di terra che rappresenta l'ultimo baluardo a difesa della natura nel nostro continente. Qui l'ambiente si è conservato intatto per millenni e riesce ancora a garantire quel cerchio della vita che è la virtù di un ecosistema.
Ma un ambiente così piccolo è anche molto fragile; ai bisonti mancano i corridoi di migrazione e la foresta non ne può garantire la sopravvivenza. Proteggere la foresta e gli animali che la popolano è stata da sempre una priorità per le popolazioni di quei luoghi.

bisonte europeo

Il primo atto legislativo a protezione di Bialowieza risale al 1538 e, dopo varie vicissitudini, nel 1992 la foresta è diventata Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e poi riconosciuta come Riserva della Biosfera.
Da qualche tempo la Polonia ha deciso di approvare il disboscamento su larga scala della foresta. Il governo polacco ha emanato un provvediamento che prevede il taglio di più di 180.000 metri cubi di legna dalle zone immediatamente circostanti la zona protetta. Il ministro dell'ambiente polacco sostiene che questo è un intervento necessario per cercare di contrastare la diffusione di un insetto infestante, il bostrico dell’abete rosso, che intacca la parte superficiale del legno ed è uno dei parassiti più distruttivi di foreste di abete rosso europeo.
Tuttavia, il via libera ad un disboscamento di tali proporzioni non coinvolgerà soltanto l’abete rosso, ma implicherà il taglio di tante altre specie vegetali e le ricadute si faranno sentire anche sulla fauna protetta: il bisonte europeo potrebbe scomparire di nuovo.
La Commissione Europea, sollecitata dagli ambientalisti, ha aperto una procedura di infrazione, che dovrebbe portare ad una condanna sicura per la Polonia. A questo procedimento si aggiunge anche il monito dell’UNESCO, che chiede di «chiarire i rapporti presentati da terze parti riguardo al disboscamento di specie differenti da quelle colpite dal coleottero, che non possono essere giustificate come cosiddetti tagli sanitari».
Il bisonte europeo è il più grande animale terrestre rimasto in Europa; è lungo quasi tre metri e alto più di due, pesa dai 300 ai 920 kg. È mediamente più alto e più pesante del Bisonte americano, del quale è lontano parente, è un animale sociale e può vivere sia in gruppi misti che in branchi di soli maschi. Le dimensioni delle mandrie variano a seconda dei fattori ambientali, ma in media comprendono dagli 8 ai 13 esemplari. Le mandrie di bisonte europeo non sono unità familiari. I vari gruppi interagiscono tra loro frequentemente, combinandosi e separandosi rapidamente dopo essersi scambiati alcuni membri. Questa specie non difende i confini del proprio territorio e le aree occupate dai vari gruppi spesso si sovrappongono. Il nucleo dei territori è solitamente situato nelle vicinanze di prati o di fonti d'acqua.
La stagione degli amori va da agosto a ottobre. Il privilegio dell'accoppiamento spetta solo ai maschi anziani e i più giovani, anche se fertili, devono aspettare. Le femmine solitamente hanno un periodo di gestazione di 264 giorni e mettono quasi sempre al mondo un unico piccolo, una volta all'anno.
Ma la sua maestosità non è nulla di fronte alle armi dell’essere umano che da secoli considera il bisonte una preda ambita tanto per le carni quanto per il pellame e per il corno, ma soprattutto per la bramosia di essere riusciti a dominare un essere enorme.

bisonte europeo

Anche per i bisonti esistono piani di abbattimento controllato ed è infatti possibile partecipare a battute di caccia per abbattere gli esemplari più anziani. Queste attività sono giustificate come necessarie per regolare il numero di animali che la foresta può supportare. Ogni esemplare abbattuto viene pagato profumatamente dal cacciatore, parte dei fondi così ricavati sono utilizzati per il mantenimento delle mandrie allo stato semibrado e per progetti di ricerca volti alla conservazione della specie. Ma anche questa pratica convince poco gli ambientalisti che preferirebbero che i bisonti morissero per cause naturali.
L’ultimo bisonte europeo in natura fu ucciso nel 1927. Alla fine della seconda guerra mondiale, la popolazione europea di bisonti aveva subito un declino tale da essere dichiarato estinto in natura, poiché la sua capacità di riproduzione appariva pressoché inesistente. La specie è sopravvissuta solo grazie agli esemplari che vivevano in cattività. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si contavano solo 54 individui originati da 12 esemplari. In questo periodo iniziò il primo progetto di reintroduzione della specie in natura attraverso un intenso programma di riproduzione adottato dai giardini zoologici di tutta Europa. Il 13 Settembre del 1952 il primo bisonte fu rilasciato nella foresta di Bialowieza in Polonia. Ma ancora oggi siamo lontani da poter dire di aver risollevato la specie dal pericolo di estinzione. Nel 1984 si poteva contare la scarsa cifra di 1.300 individui e nel 1999 soltanto 500. Alle soglie del nuovo millennio il bisonte era praticamente estinto in natura e l'animale più grande d'europa, il cugino maggiore del bisonte americano, non aveva più la forza per difendersi di fronte alla stoltezza del suo unico predatore: l'essere umano.
Oggi, il numero totale di bisonti europei nel mondo è di circa 3.500 individui.

La domanda che ci poniamo è: cosa accadrà quando fra dieci anni saranno stati abbattuti talmente tanti alberi che sarà impossibile arrestare il cambiamento dell'ecosistema della foresta?
Ancora una volta le parole di Aldo Leopold possono aiutarci nella riflessione: "La prima regola di una riparazione intelligente è di conservare tutti i pezzi."

Bialowieza, l'ultimo rifugio del bisonte europeo
di Francesca Bongarzoni, Foto Simone Sbaraglia

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