Il contrabbando di animali è, per volume di affari, il quarto traffico illegale dopo droga, armi e prostituzione

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Il contrabbando di animali è, per volume di affari, il quarto traffico illegale dopo droga, armi e prostituzione

di Kyt Lyn Walken e Andy Martin

Il contrabbandano animali rari o parti di essi è, per volume di affari, il quarto traffico illegale dopo droga, armi e prostituzione. In Africa e in Asia è in atto un vero conflitto in cui gli interessi di alcuni si scontrano con la determinata voglia di difendere la natura ed il futuro del pianeta

Tre uomini armati di AK47 lasciano le loro abitazioni prima ancora del sorgere del sole, diretti in una zona di foresta che conoscono molto bene.

Dopo averne seguito le tracce per circa un’ora avvistano il loro obiettivo: a circa 100 metri una femmina di rinoceronte si trova da sola, con il suo cucciolo.

Il vento favorevole consente ai tre uomini di avvicinarsi senza essere individuati dall’animale, la cui capacità visiva è, de facto, assai limitata.

Giunti ad una distanza che consente loro di prendere la mira tra la fitta vegetazione africana, i bracconieri esplodono alcuni colpi puntando alle zampe del pachiderma, rendendole impossibile la fuga.

Il piccolo, come accade spesso, rimane vicino alla madre ferita cercando di proteggerla e viene falciato da una raffica. Il cucciolo non ha ancora sviluppato il prezioso corno, ma intralcerebbe e rallenterebbe il lavoro.

 I bracconieri si avvicinano rapidamente all’animale immobilizzato che si lamenta per le zampe maciullate. Mentre la preda ferita cerca di rialzarsi, le spaccano la spina dorsale con una serie di brutali colpi d’ascia.

Mentre l’animale in fin di vita, schiuma per il dolore i bracconieri asportano con una sega il corno del rinoceronte. Spesso la parte anteriore del muso viene amputata per finire le operazioni più rapidamente possibile.

Ogni giorno questa scena si ripete uguale: oltre mille rinoceronti vengono massacrati ogni anno e un trend in leggera diminuzione non rappresenta una diminuzione della domanda, bensì, purtroppo, la scarsità di individui rimasti in natura.

La cosa più sconvolgente sono le ragioni di una simile mattanza: la più pressante richiesta di questo prodotto arriva dall’estremo oriente, in Cina e in Vietnam la medicina tradizionale ritiene il corno di rinoceronte un portentoso rimedio per svariate malattie.

Tuttavia, molteplici ricerche hanno più volte sottolineato che tale corno altro non è che un tessuto cheratinoso pressoché uguale a quello delle unghie umane e pertanto completamente privo di alcuna funzione medicale.

Fortunatamente la richiesta di corni di rinoceronte è in forte diminuzione nello Yemen, dove tradizionalmente era utilizzato per fabbricare i coltelli cerimoniali jambiya ‘.

La catena del traffico

Organizzazioni criminali molto efficienti, con la connivenza delle istituzioni locali, contrabbandano animali rari o parti di essi: è questo il quarto traffico illegale al mondo per volume d’affari dopo droga, armi e prostituzione.

I livelli più bassi della piramide di queste organizzazioni sono normalmente costituiti da cacciatori di frodo locali. Le armi utilizzate in prevalenza sono fucili, pali appuntiti, reti e trappole. Tra di esse alcune, come le famigerate trappole create con cappi di metallo che si restringono fino a lacerare la carne, portano ad una lenta e tremenda morte.

Chiaramente le trappole uccidono indistintamente: siano essi elefanti o ghepardi, antilopi o giraffe. Migliaia di animali muoiono così; nel 70% dei casi la carcassa non viene nemmeno recuperata.

I livelli più elevati delle organizzazioni sono invece occupati da ricchi imprenditori o da politici spregiudicati che, fiutando la possibilità di un facile guadagno, assoldano cacciatori professionisti mercenari, dotandoli anche di imbarcazioni ed elicotteri.

Quanto vale una vita?

I bracconieri autoctoni a volte si accontentano di poche centinaia di dollari per trucidare un esemplare, ma, a causa della forte richiesta cinese e vietnamita, un chilogrammo di corno di rinoceronte arriva a costare fino a 60.000 dollari al consumatore finale: ovvero circa 350.000 dollari per un corno di medie dimensioni.

I rinoceronti sono diventati il simbolo di un macabro commercio che interessa anche molte altre specie animali. Ad esempio gli elefanti, il cui avorio è ancora richiestissimo in Cina per fabbricare stampi e timbri; le tigri, decimate tanto per le pellicce quanto per le viscere e le ossa, dotate di poteri curativi secondo la medicina tradizionale cinese.

Neanche il più nobile simbolo del continente africano è immune da caccia indiscriminata, trappole e deforestazione: oggi il CITES, l’organo internazionale preposto al monitoraggio della flora e della fauna, ha incluso il leone nella lista degli animali a rischio di estinzione.

Le AntiPoaching Units

Alcuni stati africani, come Kenya, Botswana, Namibia, Zimbabwe, e con alcune limitazioni la Repubblica Sudafricana, si sono attivati concretamente per lotta al bracconaggio, con l’impiego di personale specializzato. Sono le ‘AntiPoaching Units’: squadre di rangers specializzati, a volte composte da ex-militari.

Le attività svolte dalle APU sono molto varie, sia di prevenzione, sia di deterrenza, sia di intervento operativo.

Le prime includono l’inserimento di microchip nei corni dei rinoceronti per il monitoraggio degli esemplari e la eventuale cattura dei bracconieri; il taglio preventivo del corno senza danni per l’animale (questa tecnica però è risultata talvolta inefficace poiché i bracconieri, dopo aver seguito per ore le tracce di un esemplare, non esitano ad abbatterlo ugualmente, e questo per non incappare nuovamente in esemplari privi di corno); la ricerca e la rimozione di trappole.

I compiti di deterrenza riguardano la sorveglianza perimetrale delle riserve e l’allestimento di posti di blocco per il controllo di veicoli sospetti.

L’intervento operativo implica l’organizzazione di squadre preposte al pattugliamento intensivo di vaste aree di foresta o savana in cerca di tracce di bracconieri: quest’ultima attività è certamente la più pericolosa, poiché le severe pene inflitte ai ‘poachers’ colti sul fatto li motivano spesso ad usare le loro armi anche contro i rangers, con esiti letali da entrambe le parti.

In questo contesto di rischio si inseriscono svariate organizzazioni internazionali, con personale internazionale selezionato fra specialisti della Conservazione, della Medicina tattica e remota, della Sicurezza ad alto rischio, delle forze armate e di polizia con esperienza nella lotta al traffico di animali in Africa e Asia.

Sebbene in Europa il bracconaggio di specie rare sia un mero fenomeno mediatico, e pertanto non si senta parte della nostra realtà, in Africa ed Asia è invece in atto un conflitto vero e proprio, in cui gli interessi di alcuni si scontrano con la determinata voglia di difendere la natura ed il futuro del nostro pianeta. Speriamo che per una volta non sia l’interesse economico ad avere la meglio, ma il senso di responsabilità verso la Natura e le future generazioni.

 

Conservation Rangers Operations Worldwide® (C.R.O.W.),

C.R.O.W è una Ong con sede in Colorado che opera a livello internazionale, specialmente in Paesi a medio ed alto rischio (come il Congo DRC). I volontari si trovano a lavorare in ambienti politicamente instabili e naturalmente inospitali, come le Giungla del Congo e del Sudest Asiatico, le montagne del Karakoram, il deserto e il “Bush” Africani. I Ranger, con esperienze e competenze variegate, spesso legate agli ambienti militari e della sicurezza privata High-Risk, operano come istruttori delle APU (le unità di Rangers Anti-Bracconaggio locali), come operatori sul campo oppure come Biologi Ricercatori presso specifiche Riserve.