Cortinarius rubellus Cooke
Sinonimo: Cortinarius speciosissimus Kühner & Romagn.
Speciosissimus è superlativo di speciosus = splendido. Si tratta infatti di un bel fungo dai cromatismi fulvi (rubellus). Ma bellezza non corrisponde a commestibilità: il suo consumo può avere esiti letali. Esminiamone insieme alcune caratteristiche
Cappello
3-7 cm, da conico-campanulato a convesso-appianato, spesso con un umbone centrale pronunciato e acuto, raramente ottuso. Fibrilloso, a volte con qualche squamula aranciata verso il bordo che in genere è più chiaro ed eccedente. Bruno-arancio, bruno-ocraceo o fulvo.
Lamelle e gambo
Lamelle piuttosto rade, larghe, smarginato-decorrenti, bruno-rosse, più o meno concolori con il cappello. Gambo 5-14 × 0,5-2 cm, cilindrico, subclaviforme con base attenuata, da ocraceo a bruno-rosso, presto decorato da resti di velo giallo chiaro che formano delle bande anulari con tipico disegno a zig-zag, in alcuni casi visibili solo con attenta osservazione, modificando l’angolo d’incidenza della luce sul gambo. Queste bande gialle presenti sul gambo lo rendono ancor più caratteristico e attraente.
Carne
Giallo-ocra o bruno-fulva soprattutto alla base del gambo, con l’età più o meno concolore al cappello. Odore rafanoide.
Commestibilità e tossicità
Velenoso mortale. È responsabile come Cortinarius orellanus della sindrome orellanica, sindrome a lunga latenza. La sostanza responsabile di tale sindrome è l’orellanina che è stata ormai ben studiata e isolata chimicamente in laboratorio. L’orellanina è termostabile e la tossicità dei funghi che la contengono non viene alterata né con la cottura né con l’essiccamento.
Habitat
Specie tipica delle foreste subalpine di Abete rosso; in genere su suolo acido con sottobosco muschioso e con mirtilli. In estate-autunno. Frequente sulle Alpi e rara in Appennino.
Curiosità
Questa specie, essendo confusa con i funghi denominati Chiodelli (appartenenti al Genere Chroogomphus), è spesso causa di tragici avvelenamenti anche in misura superiore a quanto accade con il malaugurato consumo del simile Cortinarius orellanus.
Specie simili
Non confonderlo con
Chroogomphus helveticus cresce nello stesso habitat e può avere colorazioni simili; è riconoscibile per le lamelle ampiamente decorrenti e per la sporata in massa di colore nerastro mentre è color ruggine quella dei Cortinari. Forme subcespitose di Cortinarius rubellus potrebbero ricordare Armillaria ostoyae che condivide lo stesso habitat ma presenta sporata in massa bianca, ha un anello sul gambo e lamelle diverse: biancastre nei giovani esemplari, picchiettate di bruno in vecchiaia ma di rado bruno-rugginose. Cortinarius orellanus, tossico mortale, cresce in boschi di latifoglia, non ha mai il cappello conico con umbone acuto né le tipiche decorazioni giallastre disposte a zig-zag sul gambo.
Cortinari mortali
La sindrome orellanica
Per l’uomo la dose letale di orellanina varia da 10 a 20 mg, quantità contenuta in 10-20 grammi di fungo fresco: praticamente anche un solo esemplare di Cortinarius rubellus o di Cortinarius orellanus. La latenza, prima della manifestazione dei sintomi dell’avvelenamento da orellanina, può essere veramente lunga: anche 10 giorni. L’organo bersaglio è il rene con danno irreversibile; unico rimedio, nei casi meno tragici, è il trapianto del rene. Ma l’orellanina viene assorbita dall’organismo e vi può rimanere presente anche fino a 6 mesi dopo l’ingestione: per cui un trapianto immediato danneggerebbe il nuovo rene. Occorre attendere un anno prima di rendere efficace il trapianto o ricorrere al rene artificiale.
Non confonderlo con specie commestibili
Nei boschi subalpini di Peccio la voglia di far cesto a tutti i costi porta spesso a raccogliere, in mancanza di meglio, i Chiodelli (Chroogomphus helveticus) di scarsa commestibilità oppure i Chiodini cioè l’Armillaria ostoyae, la meno pregiata tra le Armillaria. Però l’ingordigia associata alla superficialità nella raccolta può avere esiti nefasti se non si sanno riconoscere con precisione i funghi velenosi-mortali. Inoltre andar per funghi può anche significare entrare nel bosco senza cesto ma con la sola macchina fotografica per fare foto e studiare le specie incontrate sul posto o a casa esaminando le foto e i campioni raccolti.