Siete in giardino? State potando, scavando, sudando, pensando, cogliendo il frutto delle vostre fatiche? Guardate bene, c’ è un Project Manager dentro di voi.
Ho passato buona parte della mia vita a occuparmi di Project Management e adesso lo insegno. Cosi quando ho acquistato un oliveto in Toscana ed ho cominciato ad interessarmene attivamente, non ho potuto fare a meno di applicare i concetti e le tecniche che avevo appreso sul lavoro. E ha funzionato, il mio oliveto mi accompagna nella vita da ormai otto anni e funziona benissimo.
Chi è un Project Manager? Si tratta di una figura molto comune nell’ industria, gestisce un progetto dall’ inizio alla fine, è responsabile dei risultati e gli viene dato il potere per gestire tutte le risorse per ottenerlo. Sembra facile ma il ruolo richiede grande impegno, studi e continui aggiornamenti: le cose da fare e da tenere presente sono tante e non bisogna dimenticarne nessuna.
Un po’ come in giardino. Se non sapete come si fa un innesto, dovete decidere se chiamare qualcuno a farlo o imparare voi stessi. Se volete seminare i fagioli dovete sapere quando farlo, tipo le fasi della Luna (che in genere i Project Manager non considerano…) Se vi fa male la schiena dovete chiamare qualcuno per fresare il terreno e per zappare. E così via, per ogni cosa da fare serve chi la sa fare e chi decide come e quando farla. Poi c’ è da controllare i costi, rispettare I’ambiente, evitare di farsi male e tante altre cose. Tutto si impara, ma è I’ approccio che conta : organizzare, pianificare, decidere.
Per questo ho creato il mio “Corpo di Conoscenze”, esattamente come I’ Istituto Internazionale di Project Management (PMI) ne ha uno ben codificato. Ho provato a fare un parallelo con la terminologia dei manuali di Project Management:
- Sapere cosa abbiamo – l’ ambito
- Sapere cosa fare – lo scope of work
- Sapere come farlo – il know how
- Sapere quando farlo – il planning
- Sicurezza – safety and security
- Ambiente – environment
- Risorse umane – human resource management
- Risorse economiche – gli economics
- Esperienza – le lessons learned
- Come godersela -cambiamo lingua… la joie de vivre
Se avrete la pazienza di seguirmi, proveremo a vedere insieme tutte queste aree. Capiremo quali sono le cose da tenere presente, in modo che anche chi decide di farsele fare da altri possa poi controllarle (non si delega mai senza poter poi verificare).
- 1. Sapere cosa abbiamo
Cominciamo col renderci conto di cosa abbiamo acquistato o magari meditiamo di farlo. E’ ben diverso se si tratta di oliveto, frutteto, bosco o orto. Ognuna di queste cose ha le sue esigenze e il suo know-how, le sue conoscenze specifiche. E poi quello che abbiamo lo possiamo anche plasmare sulle nostre esigenze, sui nostri gusti e aspettative. Possiamo per esempio bonificare un bosco e metterci invece un oliveto o cambiare un bel prato in un orto che ci dia verdure tutto I’ anno.
E’ qui che si decide come impostare il lavoro; è da queste decisioni che derivano tutte le altre. Se decido di fare un bell’ orto grande devo essere consapevole che mi porterà via tanto di quel tempo e mi costerà tanta di quella fatica che probabilmente sarò costretto a ricorrere ad un aiuto per tenerlo, oppure lo curo io e poi mi serve aiuto per fare le altre cose. Ho calcolato che in estate circa il 70 o I’ 80% del mio tempo se ne va per I’ orto, a volte passo giornate nel mio terreno e non entro nemmeno nell’ oliveto, è solo orto, orto e ancora orto. Un detto diffuso in tutta Italia ci ricorda che la terra è bassa, ed è proprio vero. E si dice anche che la vigna e I’ orto vogliono I’ uomo morto …
Quindi, I’ esperienza ci dice che dobbiamo decidere con chiarezza cosa vogliamo fare, pena il ritrovarci fra un anno o due a dire che non ce la facciamo o che ci serve più aiuto del previsto.
Un po’ di regole generali:
– Un oliveto vuole relativamente poca cura e non è poi così difficile imparare come seguire le piante. La potatura richiede due o tre settimane di lavoro, la raccolta altrettante. Al di fuori di questo non c’ è molto. O meglio c’è, ma non è così pressante.
– Un frutteto richiede molta più cura e soprattutto più conoscenza, perché un albero non è uguale ad un altro. Un pesco o un melo sono due cose diverse, vogliono trattamenti diversi e hanno diverse tecniche e tempistiche per la potatura, la concimazione e così via. Inoltre la raccolta è un’ attività che va avanti da Maggio (ciliegie, nespole) a Novembre (cachi, mele) passando per dei picchi ovviamente in estate. Non sottovalutiamo la raccolta: è veramente impegnativa!
– Una vigna richiede molto lavoro ma solo se è grossa o volete fare il vino: di questo però non parleremo qui. Due o tre filari corti (diciamo un centinaio di piante) si tengono con relativamente poco sforzo e danno tutta I’ uva da tavola che volete. La potatura prende pochi giorni, i trattamenti vanno sì fatti di frequente, ma con una pompa a spalla ve la cavate in poche ore per volta. Della raccolta poi non ce ne accorgiamo neanche. Certo se cominciamo ad avere dieci filari lunghi 300 metri I’ uno, allora la cosa è diversa.
– Un orto richiede un lavoro intensivo da Aprile a Settembre. Occorre preparare i pali o le canne per reggere pomodori e fagioli, controllare le erbacce, ripulire un’ aiuola da un prodotto esaurito e prepararla per il prossimo. E poi potare, pulire, rincalzare, concimare, insomma un continuo. E se per caso saltate un paio di giorni vi trovate le zucche che strisciano dappertutto, i rami dei pomodori che crescono a dismisura, le lumache che assaltano I’ insalata, le erbacce che sembrano una giungla: allora bisogna cominciare a rincorrere, sempre in affanno. E questo è nemico del divertimento.
– Un bosco va essenzialmente tenuto pulito: significa rimuovere foglie e rami caduti ed eliminare rami secchi o pericolanti sugli alberi. Cosa che può richiedere l’ intervento di una ditta specializzata con scale, elevatori e quant’ altro. Inoltre se volete far fruttare il bosco con una produzione di legna, occorre tagliare e sradicare le piante, tagliare la legna più o meno a misura, piantare nuovi alberelli e così via. E molte di queste cose un comune mortale non se le può fare da solo.
Certo, non sempre si può scegliere, a volte ci troviamo un terreno così com’ è ed allora dobbiamo solo gestirlo, ma a volte abbiamo la possibilità di plasmarlo secondo i nostri gusti.
La prossima volta inizieremo a scorrere il nostro ideale manuale e passeremo in rassegna quelle che un project manager chiamerebbe “competenze distintive”, ossia le cose che bisogna sapere. Il livello di conoscenza richiesto sarà molto diverso per chi vuole farsi tutto da solo e per chi invece vuole solo tener d’ occhio quello che fanno gli “aiutanti”.