Fermiamo la ruota. Riusciremo e a contenere il rialzo della temperatura entro i 2 C°? Oltre alle scelte politiche, sono i comportamenti individuali a dover cambiare
Di Fulvio Lelli*
Mentre la Terra continua il suo moto silenzioso nello spazio, possiamo figurarcela come una pallina che gira sulla roulette, sperando che cada nella casella giusta. Riusciremo a rallentare ed arrestare le nostre emissioni nette di gas serra entro il 2050 e a contenere il rialzo della temperatura entro 2 C°? Oppure continueremo più o meno sulla traiettoria attuale, fino ad un incremento di 4-5 C° al 2100? Ormai le conclusioni della scienza sono incontestabili: la Terra si scalda e questo dipende dai gas che abbiamo già emesso e da quelli che emetteremo. Possiamo solo cercare di rallentare le nuove emissioni per limitare i danni.
I fronti su cui lavorare sono due. Dobbiamo cambiare le nostre fonti di energia per ridurre le emissioni, cioè sostituire l’energia da fonte fossile negli usi finali e produrre sempre più elettricità da fonti come rinnovabili come solare, eolico e idroelettrico. Inoltre, dobbiamo ridurre la quantità di energia che utilizziamo aumentando l’efficienza, cioè continuando a fare le stesse cose di prima ma con minor consumo di energia, oppure modificando il nostro stile di vita per consumarne di meno.
Alcune tendenze e scelte importanti sono fuori dal nostro controllo: aumento della popolazione mondiale, interessi politici ed economici, governi più o meno illuminati.
Ma, come indicano gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), poiché occorre tempo per convertire il settore energetico, nel breve periodo sono i comportamenti individuali a dover cambiare, soprattutto nei paesi sviluppati che sono quelli con emissioni pro capite più alte (circa 6-7 Ton/CO2 equivalenti a testa per anno).
Modificando i nostri comportamenti e stili di vita possiamo ridurre da subito le nostre emissioni. Sia quelle dirette (quando accendiamo la caldaia di casa o un caminetto o saliamo in auto) sia quelle indirette come quando accendiamo uno scaldino elettrico o buttiamo via un cellulare obsoleto. Cioè quelle che avvengono altrove, per produrre energia o materia in conseguenza di una nostra attività.
Cosa fare?
Le maggiori sorgenti di emissioni dirette da privati sono il riscaldamento degli edifici e i trasporti.
Per ridurle è sufficiente tenere il termostato un grado più basso in inverno e migliorare l’isolamento dell’edificio chiudendo gli spifferi. Si possono poi installare porte, finestre più isolanti, pannelli isolanti interni oppure il cappotto esterno. Interventi che riducono da subito il consumo di energia. Poi possiamo sostituire la vecchia caldaia con una a condensazione o, ancora meglio, con una pompa di calore che cambia la fonte di energia, da termica ad elettrica, ed è molto più efficiente della caldaia. Tutti questi interventi sono ora (super) incentivati e in Italia la corsa a realizzarli è partita, anche perché, come investimento, hanno un rendimento molto elevato.
Sempre per le emissioni dirette, possiamo rinunciare all’auto per alcuni dei nostri spostamenti. Un’auto media a benzina emette 240 grammi di CO2 equivalente al chilometro sui percorsi urbani. Riducendo di 100 km i nostri spostamenti mensili in automobile, magari usando una bivivletta, abbiamo già evitato circa 24 kg di CO2 equivalente. Se lo facessimo in mille, avremmo 24 Tonnellate di gas serra in meno al mese che, ricordiamolo, una volta emesso rimane in atmosfera e contribuisce al riscaldamento. Tra l’altro questo cambio modale può consentirci di risparmiare anche denaro. C’è poi l’auto elettrica che accelera la transizione alle nuove fonti energetiche, è molto più efficiente di quella a combustione e, inoltre, va considerato che una quota sempre maggiore di elettricità verrà prodotta da fonti rinnovabili.
Possiamo ridurre le nostre emissioni indirette da consumi energetici tenendo il termostato del condizionatore di un grado più alto o raffrescandoci in altro modo, lavando in lavatrice a temperatura più bassa e a pieno carico. Ricordando che, comunque la quota maggiore delle nostre emissioni domestiche è costituita normalmente dal riscaldamento degli edifici.
Un’altra forma di emissioni indirette è legata dall’acquisto di prodotti, servizi. Per esempio i viaggi aerei comportano emissioni di CO2 e altri potenti gas serra in alta atmosfera, anche se non vi è completo accordo scientifico sulla stima dell’impatto sull’ambiente.
Tra i prodotti ad alta intensità di emissioni, le batterie, alcuni elettrodomestici, le lattine di alluminio e di acciaio, i materiali plastici ed i vestiti.
È possibile ridurre le emissioni indirette comprando meno plastica, per esempio bevendo acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia ed evitando le confezioni monodose oppure sostituendo lo shampoo e il sapone liquidi con quelli solidi, acquistando detersivi con imballaggi più leggeri, acquistando confezioni più grandi (a parità di uso). E, ancora, riparare e riutilizzare anziché buttare e ricomprare per esempio gli elettrodomestici, gli apparecchi elettronici e i vestiti.
Alcune di queste azioni possono contribuire ad aumentare il reddito di imprese locali per esempio quando si fa riparare una lavatrice anziché acquistarla nuova prodotta all’estero.
Alimentazione e suolo
Infine un altro tema è quello del consumo e dello spreco di alimenti. Consumando prodotti locali, riducendo il consumo di carne bovina e lo spreco alimentare stiamo riduciamo le nostre emissioni indirette. Per nutrire i bovini servono vaste superfici agricole che vengono spesso sottratte a foreste (si consiglia in proposito la visione del film: https://www.deforestazionemadeinitaly.it/).
Il suolo verde sottrae carbonio all’atmosfera e lo conserva. Eppure, in Italia, nel 2019, ne abbiamo consumato, in media, 16 ettari al giorno (fonte ISPRA). Dobbiamo essere consapevoli che il suolo naturale è finito e si riproduce con estrema lentezza nel corso di secoli. Sostanzialmente quando viene rimosso, è perduto per sempre. Eppure esso svolge per l’uomo funzioni essenziali per la sopravvivenza. Tanto che l’ONU e altri organismi internazionali invitano a trasformare il suolo naturale il meno possibile.
Dobbiamo difenderlo da chi, ancora oggi, propone la distruzione di ampie aree di suolo naturale e la sua copertura con superfici impermeabili, come nuove autostrade. La rimozione di suolo naturale è un costo per l’intera collettività che non è tenuto nel giusto conto quando si decidono certi progetti. E questo ci riporta ad un’altra importante scelta a nostra disposizione: il voto. Anche se i nostri comportamenti individuali hanno un peso limitato, la somma di tutte le scelte non lo è, perché invia un segnale preciso sia ai produttori sia ai politici che poi faranno le scelte decisive.
Mentre la roulette gira possiamo stare a guardare immobili sperando nella casella buona oppure alzarci e soffiare sopra quella pallina. In più soffiamo, più le nostre probabilità aumentano.
- legambiente Bologna