Ghiacciai in ritiro: non tutto è perduto e molto può essere ancora scoperto. Criticità e potenzialità

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Ghiacciai in ritiro: non tutto è perduto e molto può essere ancora scoperto. Criticità e potenzialità

Di Rosario Mascia

“Siamo l’ultima generazione di scienziati che avrà la possibilità di studiare ed interpretare i ghiacciai e di ascoltare le storie che i ghiacciai e l’ambiente circostante hanno da raccontarci”

E’ quello che spiegano i ricercatori del Muse di Trento, Mauro Gobbi, e dell’università di Durham, Daniel Gaudio, nel loro articolo sul ritiro dei ghiacciai pubblicato sulla rivista scientifica Nature and culture : “Ghiacciai in ritiro: non tutto è perduto. Molto può essere ancora scoperto. Criticità e potenzialità, una visione bio-culturale”.
Nell’articolo i due ricercatori approfondiscono e esplorano con il loro lavoro le criticità è le potenzialità che il ritiro dei ghiacciai alpini sta offrendo dal punto di vista bio-culturale, giocando sul dualismo ‘guadagno contro perdita’ di conoscenza, sia culturale che biologica. Le ricerche, condotte dagli autori su ghiacciai andini, scandinavi e alpini, tra cui in Trentino quelli del gruppo Adamello-Presanella e delle Dolomiti, fungono da base e da filo conduttore e mettono in risalto come il ritiro dei ghiacciai alpini stia diventando un vero e proprio simbolo culturale legato alla dimensione filosofica ed etica dei cambiamenti climatici.
Implicitamente i due scienziati fanno capire che è arrivato il momento di agire concretamente per fermare la crisi climatica, altrimenti arriveremo a un punto di non ritorno, e non solo per la ricerca scientifica.