Il Leccio, Quercus ilex L.

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Il Leccio, Quercus ilex L.

Il Leccio, o Quercus ilex L., è un albero appartenente alla famiglia delle Fagaceae. Il nome Quercus e dato da due parole di origine celtica Kaerquer che significano albero per eccellenza; mentre l’epiteto specifico ilex, anch’esso di origine celtica, significa punta.


Leccio, Quercus ilex L.

Il Leccio è un albero sempreverde, monoico, con chioma globosa ed espansa, il più delle volte con portamento arboreo, raramente arbustivo o cespuglioso, può raggiungere i 25-30 m di altezza; il tronco è eretto e la corteccia è liscia, grigiastra negli esemplari giovani, più scura, screpolata e fittamente divisa in placchette a maturità. I rami giovani sono pubescenti, crescendo, diventano glabri e scuri. L’apparato radicale è fittonante nei primissimi anni di vita della pianta, ramificandosi poi con l’età, diventa imponente e tale da consentire alla pianta di sopravvivere anche in ambienti estremi, quali suoli rocciosi o pareti verticali. È pianta molto longeva, potendo superare i 1000 anni di età.

 

Proprietà del Leccio

Il legno della pianta è forte, duro e resistente, viene usato in lavori al tornio, in ebanisteria, in falegnameria; brucia a lungo, anche quando è ancora fresco e dalla sua combustione si ottiene un carbone molto pregiato.Per questo motivo, dopo l’invenzione dei treni e in generale delle macchine a vapore, il legno del leccio venne massicciamente impiegato sia per la produzione del carbone, che per le traversine dei binari; di conseguenza, per il taglio selvaggio e incontrollato, furono smantellate irreversibilmente immense leccete. Le galle, ricche in tannini, sono state utilizzate a lungo per la concia delle pelli, per la tintura dei tessuti e per la produzione di inchiostro. Una leggenda narra che, quando si dovette fare la croce di Gesù, tutti gli alberi si rifiutarono, solo il Leccio acconsentì offrendo il suo legno, e fu tacciato di tradimento, ma San Francesco sostenne che fu l’unico albero a capire che doveva sacrificarsi, per la redenzione, come il Cristo. I Celti utilizzavano corteccia e ghiande a fini terapeutici; una loro credenza popolare, pervenuta fino ai nostri giorni, era che, dentro ai tronchi cavi del leccio, crescesse un’erba magica che, dopo essere stata attivata con particolari rituali, poteva rendere invisibili le persone.

Il Leccio nell’uso alimentare

Le ghiande sono commestibili previa tostatura, possono essere usate come succedaneo del caffè; polverizzate, usate come addensante, oppure, mescolate a farine di cereali, per fare il pane. Poiché però contengono tannino è consigliabile lavarle accuratamente sotto acqua corrente prima di utilizzarle a fini alimentari; questa procedura, tuttavia, comporta la perdita di buona parte dei sali minerali in esse contenuti. Il metodo tradizionale di prepararle consisteva nel seppellirle in terreno umido e lasciarle così durante tutto l’inverno, disseppellendole poi a primavera, prossime alla germinazione, in questo modo avevano perso gran parte del loro potere astringente.

 

Il Leccio nell’uso cosmetologico e farmacologico

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Non si conoscono usi della pianta nella moderna cosmetologia. Tuttavia esiste l’antica ricetta di un “caffè” fatto con la polvere delle ghiande essiccate, che si dice sia indicato per i problemi di acne giovanile. Varie parti della pianta contengono tannini. Le foglie emettono composti organici volatili (alfa e beta-pinene). L’estratto di foglie contiene vari flavonoidi, fra cui catechina, quercetina e sali minerali.
Ricerche recenti hanno messo in evidenza un’azione antiossidante dei monoterpeni, composti organici volatili, emessi dalle foglie di Quercusilex. Ciononostante non risulta, al momento, uno specifico uso farmacologico per questa pianta.


Autore dell’articolo: Il Leccio, Quercus ilex L.
Amint


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