Gaia, il cuore e la mente degli uomini

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Le relazioni affettive e cognitive che gli umani instaurano con il mondo vivente e non, agiscono positivamente sulla psiche in un processo di rigenerazione

Di Giuseppe Barbiero

Gaia non è solo una leggenda o un’ipotesi scientifica. E’ un’entità essenziale alla nostra vita. Stiamo scoprendo che può influenzarci ad un livello psichico profondo. Proprio come una vera madre, è capace di attivare la nostra attenzione involontaria, affascinando i nostri sensi e favorendo la nostra capacità di attenzione. Se questo è vero, siamo di fronte ad una questione cruciale che va colta nella sua interezza: qui Gaia è il soggetto attivo, mentre l’umanità riceve nutrimento psichico. Per chi, come l’uomo moderno, è abituato a considerare  se stesso al centro dell’universo, agente unico nel bene e nel male del proprio destino, si tratta di un ribaltamento di prospettiva che lo pone in una posizione nuova e più umile: dipendiamo dall’integrità di Gaia non solo fisicamente, ma anche su un piano psichico.

La teoria della rigenerazione dell’attenzione

La prima domanda è: perché e in che modo l’attenzione è influenzata da certi ambienti naturali? Per rispondere a questa domanda ho trovato interessante la teoria della rigenerazione dell’attenzione di Stephen Kaplan, psicologo della Michigan University. (1)

Kaplan distingue due forme di attenzione: l’attenzione diretta e l’attenzione involontaria  o fascinazione.

La prima, nella sua essenza, può essere definita come la capacità di inibire stimoli concorrenti o distraenti mentre si svolge un compito. Quando l’attenzione diretta viene sottoposta ad un intenso e prolungato utilizzo, essa si esaurisce e compare la fatica mentale: aumenta la distraibilità e i comportamenti diventano più frequentemente impulsivi ed ostili. L’attenzione involontaria o fascinazione, è l’attenzione che non richiede alcun sforzo ed è resistente alla fatica. Essa permette all’attenzione diretta di riposarsi e rigenerarsi fino a tornare ai livelli normali di efficienza. La fascinazione può innescare l’attenzione aperta in quanto essa emerge da processi (come giocare, ascoltare o raccontare storie, risolvere problemi) oppure dall’immersione in ambienti naturali selvatici percepiti come rassicuranti e rigenerativi.

L’ipotesi di Kaplan  apre nuovi orizzonti: se il fascino di Gaia rigenera l’attenzione diretta, stabilendo così un punto di contatto con la psiche umana, simmetricamente la psiche umana, attraverso la mindfulness meditation, potrebbe stabilire un punto di contatto con Gaia, o almeno con alcune sue epifanie. Wilderness (2)  e mindfulness (3)  richiedono infatti all’essere umano di «mollare» l’attenzione diretta e predispongono all’attenzione aperta.

Suggestioni

Se tutte queste osservazioni verranno confermate avremo alcuni punti fermi.

Alcuni ambienti naturali esercitano una fascinazione che permette all’attenzione diretta di riposare e rigenerarsi.

La biofilia, e in generale la preferenza per alcuni ambienti naturali, potrebbe avere un’influenza evoluzionistica che va al di là del ricordo del nostro passato nella savana, ma andrebbe ad agire sulle capacità di attenzione diretta e di concentrazione, rappresentando un vantaggio evoluzionistico non indifferente.

Se la capacità di rigenerazione dipende da un certo contesto naturale, la perdita della natura selvaggia ha  l’effetto di menomare la possibilità delle generazioni future di sapersi rigenerare in maniera piena e completa. Penso agli studi sull’amnesia ambientale.

Se fra i diversi ambienti naturali sono compresi contesti di natura incontaminata  che altro non sono che diverse epifanie di Gaia, allora in un certo senso è Gaia che rigenera la facoltà dell’attenzione. La venerazione dei popoli antichi per la Madre Terra non sarebbe solo un mito ingenuo, ma un atto di ringraziamento per un’entità dal potere rigenerante.

Infine, torno alla definizione di biofilia, «la nostra tendenza naturale […], in alcune circostanze ad affiliarci con [la vita]». Wilson usa – e credo non casualmente – il verbo affiliare. L’etimologia della parola è latina (ad filius) e significa «figlio di». Indica una relazione con una «madre». E se Gaia è manifestazione  scientifica della Madre Terra, allora Gaia è «madre» e le creature umane letteralmente suoi «figli». È chiaro che tra tutte le relazioni empatiche, quella tra madre e figlio è una delle più profonde e particolari. Forse andrebbe cercata in questa direzione la relazione empatica che sostiene la biofilia umana.

L’ecologia affettiva e gli spazi umani

Negli ultimi anni la biofilia viene sempre più frequentemente presa in considerazione in studi, riflessioni e proposte pratiche relative alla progettazione degli spazi umani (Salingaros) (4). Pur essendo un buon punto di partenza, la biofilia è però solo una qualità della mente umana che per esprimersi deve trovare un contesto relazionale adeguato e Gaia, o meglio una delle sue innumerevoli epifanie,  può  essere il partner giusto per fare fiorire la biofilia. Al riguardo, l’ecologia affettiva può suggerire alcuni spunti di riflessione.

La biofilia è un insieme di regole di apprendimento che dipendono dalle facoltà mentali dell’attenzione e dell’empatia. Un progetto biofilico dovrebbe tenere conto di contesti ambientali fascinanti per diminuire l’utilizzo dell’attenzione diretta a favore dell’attenzione aperta e di spazi adeguati alle relazioni umane per favorire il contatto empatico tra esseri umani e tra questi e il mondo naturale

La fascinazione è un processo di relazione dove l’uomo è un attore passivo e le diverse manifestazioni  di Gaia agiscono invece direttamente sulla psiche umana. Tuttavia, la fascination è limitata dall’esperienza che ciascuna persona ha del mondo naturale.  Un progetto biofilico dovrebbe lasciare spazio alle manifestazioni di ‘wilderness Gaia’ che hanno una loro coerenza e che sono compatibili con l’esperienza propria del fruitore dello spazio.

L’attenzione aperta può mettere in relazione la psiche umana con  Gaia. Un progetto biofilico dovrebbe quindi prevedere spazi di ritiro e di solitudine dove la percezione della bellezza del mondo si fonde con la spiritualità più intima .

Osservazioni conclusive

Come molti strumenti concettuali propri delle scienze della vita, l’ipotesi della biofilia e l’ipotesi di Gaia non possiedono il rango di teorie nel senso stretto del termine: non hanno cioè un potere predittivo che deriva dalla loro struttura logico-deduttiva. Tuttavia sono numerose le prove a sostegno della loro reale consistenza, tanto che oggi le due ipotesi possono essere considerate, nel loro insieme, un corpus di modelli induttivi di grande valore euristico per le scienze ambientali. Nella loro flessibilità, i modelli di Gaia e della biofilia conservano però tutta la complessità del mondo vivente con reti di connessioni mai del tutto concluse e confini mai del tutto definiti, come è proprio di ciò che è vivo.

L’ipotesi di Gaia e l’ipotesi della biofilia offrono alla comunità scientifica un nuovo sguardo con cui contemplare il mondo vivente, dove l’osservazione sperimentale diventa uno strumento di dialogo fra prospettive differenti e dove si privilegia un linguaggio di tipo verbale, più adatto a descrivere la dinamicità dei processi, rispetto ad un linguaggio nominale che tende a «cristallizzare» in definizioni ciò che per sua natura è invece in continua evoluzione

Se l’ecologia è la scienza delle relazioni tra organismi viventi e il loro ambiente, alla relazione tra esseri umani e il resto del mondo vivente dovrebbe essere riservata un’attenzione particolare. Ecco allora delinearsi l’ecologia affettiva: lo studio delle relazioni insieme affettive e cognitive che gli esseri umani instaurano con il mondo vivente e non. Emozioni che diventano sentimenti e intuizioni che diventano cognizioni. Sentimenti e cognizioni che non sono giustapposti ma dialoganti, collaboranti. Leggere la Natura con cuore aperto, ascoltare la Natura con la mente pronta: questo è il nutrimento per una sana crescita dell’intelligenza naturalistica.

 

 

(1) Stephen Kaplan ideatore  dell’ Attention Restoration Theory  (ART) 

(2) si può tradurre come “area naturale selvaggia” o ambiente naturale privo di opere e manufatti antropici

(3) mindfulness è una modalità di prestare attenzione, momento per momento,  in modo intenzionale e non giudicante, al fine di risolvere la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza

(4) Urbanista e matematico Nikos Salìngaros. Al centro delle proprie analisi pone il concetto di vita e promuove la sostituzione dell’approccio estetico -ideologico all’architettura e di quello funzionalista all’urbanistica con la biofilia, affinché si torni a costruire e progettare secondo le esigenze psicofisiologiche, sociali, politiche, ecologiche dell’essere umano