Asinara. L’isola misteriosa
di Paola Fontecchio
L’Asinara è una meta tutta da scoprire: con lo zaino in spalla, in bici, a piedi o in jeep con le guide del Parco. Ma qualunque mezzo si scelga, non bisogna mai dimenticare che si tratta di un Parco Nazionale e di un’Area Marina Protetta
L’Asinara è un luogo che ancora oggi mantiene un grande fascino, fatto non solo di mare ma anche di quella nube di mistero che da sempre l’avvolge. Un serbatoio inesauribile di percorsi tematici che abbraccia molteplici discipline e aree di interesse e che, in tutte le stagioni, offre una miriade di opportunità di osservazione e di visita. L’Isola presenta una situazione storica, ambientale e giuridica estremamente singolare. Sebbene i primi resti della presenza umana risalgano al neolitico, la natura si è potuta conservare grazie ad un susseguirsi di eventi che le fecero assumere in tempi più recenti il nome di Caienna del Mediterraneo e di Alcatraz Italiana. In passato è stata una Stazione Sanitaria di quarantena, un campo di prigionia nella prima guerra mondiale (in particolare sono transitati circa 24.000 prigionieri austroungarici) ed uno dei principali supercarceri italiani: negli anni ’70 durante il periodo del terrorismo e negli anni ’90 nella lotta alla mafia, fino all’istituzione del Parco Nazionale avvenuta nel 1997.
REGOLE DA RISPETTARE
All’indomani della chiusura del carcere ci si trovò di fronte a un contesto da reinventare, in un abisso di difficoltà e con una moltitudine di enti da mettere d’accordo. Ora però l’Asinara è una meta tutta da scoprire, una tappa obbligata per tutti i turisti che arrivano in Sardegna. Con lo zaino in spalla in sella a una bicicletta, a piedi o con una macchinetta elettrica, oppure in jeep accompagnati dalle guide esclusive del Parco: ciascuno sceglie il modo e il tipo di visita che vuole vivere. In qualsiasi modo si voglia svolgere la propria escursione si deve sempre tenere a mente che si tratta di un Parco Nazionale e un’Area Marina Protetta per cui ci sono anche una serie di regole da osservare durante la permanenza sull’isola. La sua fruizione però non è per tutti, non è una meta per un turismo di massa dove si può trovare qualsiasi confort e comodità e, a seconda del periodo in cui si vuole visitarla, non sono disponibili tutti i servizi.
UN LUOGO MISTERIOSO
Geograficamente l’isola dell’Asinara è situata all’estremità nord-occidentale della Sardegna con una superficie di circa 52 km2 ed una lunghezza in linea retta di oltre 18 km. Con una forma allungata quasi ad arco, la sua larghezza varia da 290 mt di Cala di Scombro ai 7 km nella parte più settentrionale dell’isola, mentre il suo perimetro costiero è di circa 110 km. È prevalentemente collinare, la punta più alta si trova a nord, Punta Scomunica alta 408 mt, mentre i restanti rilievi più importanti li troviamo nella zona sud. Nella parte centrale, nella zona denominata Stretti, abbiamo la possibilità di vedere due tipologie di costa: la costa occidentale, quella del mare di fuori, ripida e rocciosa, quasi totalmente inaccessibile dal mare a causa delle falesie che in alcuni punti raggiungono i 200 metri e caratterizzata dall’assenza di depositi sabbiosi. La costa orientale, invece, quella del mare di dentro, è al contrario generalmente bassa e rocciosa, con delle spiagge localizzate principalmente a Fornelli, Sant’Andrea, La Reale, Trabuccato, Punta Sabina e Cala Arena. L’Asinara è da sempre considerata luogo misterioso e difficilmente accessibile, carattere che ha indotto a tentare nei più diversi periodi storici la creazione di stabili popolamenti a cui però hanno sempre corrisposto altrettanti fallimenti: sembra che sia proprio nel suo destino, quello di essere un’isola disabitata ancora oggi. Le testimonianze dei viaggiatori del passato redatte intorno alla Sardegna non parlano esaustivamente dell’isola, il cui nome attuale è Asinara, toponimo che molto probabilmente è nato dalla distorsione dell’antico nome di epoca romana Sinuaria dato probabilmente per la sua forma sinuosa e non come molti pensano dalla presenza degli asini albini che invece sono presenti sull’isola da tempi più recenti, dai primi del 900, frutto di accoppiamento tra asini grigi parenti stretti. Ma il nome più antico ritrovato nelle cartografie risale al I sec d.C nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio dove viene chiamata Herculis Insula, comprendente anche l’isola vicina, l’isola Piana, che invece Tolomeo nel II d.C. preferisce distinguere con il nome di Diabate Insula (Isola di passaggio). Perciò la denominazione antica dell’isola dell’Asinara ha conservato il ricordo del mito di Ercole e vede alludere ad una serie di leggende marinare fiorite fin dall’antichità più remota, non solo intorno a quest’isola ma più in generale alla Sardegna. La sua posizione nel Mediterraneo e la sua particolare forma allungata, quasi ad arco, hanno fatto sì che l’isola avesse sin dall’antichità un’importanza strategica nelle rotte commerciali, fungendo da filtro e controllo per le imbarcazioni che percorrevano le rotte mediterranee, per le quali l’ampia insenatura chiusa dall’isola rappresentava un punto di passaggio fondamentale. Quindi era considerata certamente una tappa fondamentale di questi itinerari, soprattutto quando i mari erano sferzati dal maestrale o comunque quando le condizioni atmosferiche avverse e le difficoltà della navigazione costringevano i naviganti a cercare riparo nei suoi approdi.
ISOLAMENTO
Prima che diventasse un Parco Nazionale nel 1997 per più di un secolo fu sottoposta a un sistema di isolamento dovuto alla presenza sia di un sistema carcerario e sia, per un certo periodo, di un Lazzaretto, entrambi istituiti con Regio Decreto n. 3183 del Re Umberto I nel 1885. Per tale motivo i residenti presenti fino a quel momento furono tutti costretti ad andare via, espropriati sia dei terreni che della casa. Questi abitanti erano chiamati “Sinnaricchi” ed erano costituiti in parte da pastori, in prevalenza sardi e in parte da pescatori che provenivano per gran parte dalla Liguria e una piccola parte dalla Campania. I pescatori liguri provenivano principalmente da un piccolo paesino chiamato Camogli e dai primi dell’800 avevano trasferito sull’isola anche le loro famiglie nella zona nord fondando il borgo di Cala d’Oliva. I pescatori frequentavano l’isola sin dal Seicento, ma inizialmente solo nel periodo primaverile estivo e avevano a loro disposizione solo delle capanne. Il mare offriva veramente tanto, molto più di oggi, soprattutto erano dediti alla pesca del tonno e del corallo. Quindi mentre per i pastori la scelta di abbandonare l’isola fu accettata senza grandi problemi, poiché le loro terre di origine non erano molto distanti, per i pescatori non avvenne lo stesso. Fecero diverse manifestazioni di protesta tanto che il Governo Sabaudo cercò di trovare un compromesso facendo una regalia di 750 lire per poter dar loro la possibilità di costruire un nuovo borgo in Sardegna. Inizialmente pensarono di farlo nella zona di Alghero, poi scelsero le terre di fronte all’isola in modo tale che, se pur lontani, potevano vederla ogni giorno: nacque così il borgo di Stintin. Ancora oggi la sua piazza principale porta il nome di Piazza dei 45, in ricordo della 45 famiglie che andarono via da Cala d’Oliva.
PUNTI DI OSSERVAZIONE
Nell’isola dell’Asinara, per chi fosse interessato, sono presenti anche due importanti Osservatori gestiti dall’Ente Parco: l’Osservatorio faunistico e l’Osservatorio del mare. Il primo si trova in località Tumbarino, operativo sin dal 1998 ed è nato per monitorare in modo costante la fauna stanziale dell’isola e l’avifauna migratrice. I suoi principali obiettivi sono la ricerca, la divulgazione e l’educazione ambientale. Partecipa al Progetto Piccole Isole dell’ISPRA che si occupa di studiare le migrazioni pre e post riproduttive nel Mediterraneo. La tecnica utilizzata è quella dell’inanellamento scientifico con la quale in tutti questi anni si sono potuti catturare, marcare e liberare oltre 80 mila esemplari appartenenti a più di 70 specie diverse e di compilare una check list di 24° specie di uccelli che frequentano l’isola nei diversi periodi dell’anno. Tutti i dati raccolti in questo progetto, sono inseriti in una banca dati internazionale gestita dall’ISPRA e dimostrano l’importanza che l’Asinara riveste come punto di sosta e di transito durante la migrazione pre e post riproduttiva. È infatti l’unica stazione sarda attiva in programmi coordinati e internazionali che si occupano di questi importanti temi conservazionistici. L’altro punto di osservazione, l’Osservatorio del Mare situato presso Cala Reale, ospita il Centro di Recupero Animali Marini (CRAMA), che si occupa in particolare del recupero tartarughe marine. Il centro si occupa della degenza, della cura e della riabilitazione degli animali catturati accidentalmente o spiaggiati nella zona nord occidentale della Sardegna e da diversi anni anche della Corsica. Oltre alle attività legate alle tartarughe marine, si occupano anche di educazione ambientale rivolta alle scolaresche, di divulgazione per i turisti che d’estate visitano il Centro, recupero e monitoraggio degli attrezzi da pesca, studio della distribuzione, densità e stima del numero dei cetacei presenti all’interno dell’area marina protetta, poiché quest’area è ricompresa in quella più ampia nota con il nome di Santuario Pelagos, di straordinario interesse per la presenza di specie protette che la frequentano. La specie seguita in particolare è il tursiope, ma negli anni sono state avvistate anche altre specie, tra cui anche alcune balenottere e due esemplari di orca.
FLORA E FAUNA
Il territorio dell’Asinara durante il periodo carcerario, soprattutto dagli anni 60 in poi, ha subìto un intenso uso delle risorse da parte dell’uomo che ha condizionato in particolare il paesaggio vegetale. Soprattutto le zone interne, per gli usi agricoli, forestali e zootecnici, esercitati spesso in modo irrazionale, risultano a volte alterate e degradate. Perciò fare un quadro generale sulla flora e la vegetazione dell’isola non è semplice: gli studi botanici sono stati sinora frammentari e non esaurienti, nonostante l’importanza fitogeografica di molte specie e l’elevata percentuale di endemismi. Sono state censite circa 700 tra specie e sottospecie botaniche e in particolare ospita trentacinque specie endemiche. Tra tutti sicuramente il più importante e tutelato dalle direttive europee, tra gli endemismi strettamente sardi spicca in particolar modo il fiordaliso spinoso (Centaurea Horrida di Badarò) che in tutto il mondo è presente solo nella Sardegna nord occidentale e in particolare nell’isola dell’Asinara, Tavolara, Stintino e Capo Caccia. Questo arbusto ha una origine antichissima, quella delle glaciazioni e viene definito addirittura un paleoendemismo. Nell’elenco delle specie endemiche dell’Asinara troviamo anche altre piante rare e particolari che raccontano la storia millenaria di isolamento e perciò anche di preservazione, non solo dell’Asinara ma della Sardegna tutta. Anche la fauna ha subito negli ultimi decenni profonde modificazioni. Le fonti storiche riportano la presenza di specie importanti da un punto di vista naturalistico come il muflone, il cervo sardo, la foca monaca e il falco pescatore. Nell’isola oggi sono segnalate oltre 80 specie di vertebrati terrestri appartenenti alle classi degli Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi. Tuttavia il numero non fornisce un’idea dell’importanza che l’isola riveste a livello internazionale per la conservazione e riproduzione della fauna selvatica che annovera diverse specie rare e in via di estinzione. Fra le entità endemiche possono essere ricordate la luscengola, un curioso rettile squamato, la lepre sarda e la crocidura rossiccia, piccoli roditori; fra le specie sardo-corse la piccola lucertola algiroide nano, il barbagianni di Sardegna, lo scricciolo, il pigliamosche e lo zigolo nero, nella sottospecie sarda, il quercino e il muflone.
Per qualsiasi ulteriore informazione per visitare l’isola potete contattare la cooperativa Sealand Asinara, www.sealandasinara.com tel 349 7752499 3476208633
Per info su regole comportamentali e accompagnatori autorizzati ad operare sull’isola: www.parcoasinara.org
