Le scimmie che sorridono

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macaco nero
macaco nero - Isola di Sulawesi, in indonesia

Le scimmie che sorridono - macaco nero


testo e foto di Simone Sbaraglia

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macaco nero

Nell’isola di Sulawesi, in indonesia, il macaco nero dagli occhi arancioni accoglie con un sorriso chi gli si avvicina. Ma è ad altissimo rischio di estinzione. Colpa della deforestazione, dell’avanzare dei centri abitati e della caccia.


C’è un’isola dell’Indonesia in cui vivono delle affascinanti scimmiette dagli occhi arancioni che sembrano appena uscite dal salone di un parrucchiere alla moda e che regalano sorrisi e abbracci ai visitatori abbastanza pazienti da farsi accettare da loro. Da sempre appassionato di primati, quando vidi anni fa una foto di questo animale su internet fu amore a prima vista: dovevo fotografarle. Iniziai quindi a pianificare il viaggio cercando quante più informazioni possibile su questi animali, scoprendo che si tratta di primati endemici dell’isola di Sulawesi, ad altissimo rischio di estinzione. Un motivo in più per fotografarli e cercare di portare quante più persone possibile a conoscenza dell’esistenza di questi piccoli amici.

Il Macaca nigra, comunemente detto macaco nero crestato, vive a nord dell’isola Sulawesi, in Indonesia, nella fitta foresta subtropicale a circa 1000 m sul livello del mare. Classificati come Critically Endangered (il più alto livello di rischio prima dell’estinzione in natura) dall’IUCN, attualmente sono censiti circa 5000 esemplari nel parco del Tangkoko. Le cause del declino del macaco nero crestato sono molteplici, tutte riconducibili al comportamento dell’uomo.

Perché rischiano l’estinzione
La riduzione dell’habitat in primis: la deforestazione e l’avanzare dei villaggi hanno interrotto i canali di migrazione dei macachi dal loro gruppo d’origine. Proprio per la particolare conformazione di questa parte dell’isola questo comportamento si rivela veramente distruttivo poiché, bloccando la capacità di movimento dei branchi, impedisce ai nuovi giovani esemplari di allontanarsi dal gruppo originario per potersi accoppiare con individui appartenenti ad altri gruppi, determinando un impoverimento genetico della specie costretta all’accoppiamento fra consanguinei; la caccia è un altro grave motivo che sta portando il Macaca nigra verso la fine, gli abitanti dell’isola si cibano di questi animali e li uccidono anche perchè li considerano un pericolo per le loro coltivazioni.

Non hanno altri predatori se non l’uomo. Anch’essendo una specie protetta dallo stato indonesiano, la scarsa cultura ambientale di quelle zone ha fatto sì che negli ultimi anni la popolazione dei macaca nigra si impoverisse considerevolmente.

Macaca nigraL’isola di Sulawesi è soggetta ad un programma di conservazione ambientale da parte del governo indonesiano coordinato da The Nature Conservancy. Nonostante l’istituzione di due parchi nazionali e diciannove riserve naturali più tre aree marine protette il territorio rimane costantemente minacciato dall’illegalità dalla deforestazione a scopo agricolo, dall’estrazione mineraria e dalla scarsa cultura ambientale degli abitanti dell’isola. Sono stati stilati rapporti dettagliati sulle specie vegetali e animali presenti sul territorio, è stato costituito un protocollo che viene distribuito alle amministrazioni locali con lo scopo di preservare gli habitat e le biodiversità, quasi tutte endemiche dell’isola. Tuttavia i dati a disposizione sono molto scarsi e l’ecosistema di questo territorio rimane gravemente in pericolo.

La deforestazione rimane il primo motivo di pericolo ambientale, si stima che sia stata abbattuta più dell’80% della foresta presente sull’isola per fare spazio a programmi di agricoltura intensiva. Questo comportamento ha messo a rischio la vita di molte piante e animali endemici dell’isola che ora rischiano di estinguersi. Si stima che il 99% delle wetlands dell’isola non esistano più o siano ormai gravemente danneggiate.

Il macaco nero si nutre principalmente di frutti, particolarmente ghiotto di fichi, mangia anche piccoli mammiferi, foglie, anfibi, insetti e lucertole; è una specie diurna, il branco si muove dall’alba al tramonto alla ricerca di cibo, che occasionalmente conserva all’interno delle guance. Prima dell’inizio del suo declino il macaco nero viveva in gruppi di circa 100 individui, oggi vive in comunità più piccole, da 10 a 25 individui.

Si tratta di una specie molto socievole e confidente, con una struttura sociale ben organizzata. Ciascun gruppo è governato da un maschio dominante che si occupa del branco, guida gli spostamenti, tiene a bada i litigi all’interno del gruppo e difende il territorio nelle lotte con gli altri gruppi. Un secondo esemplare maschio, inferiore gerarchicamente, normalmente più anziano e quasi sempre ex-dominante spodestato, ha il compito di proteggere i piccoli ed interviene quando avverte un pericolo, i piccoli lo prendono come riferimento e passano la giornata intorno a lui.

macaco nero

Una gerarchia anche femminile
Accanto alla consueta struttura gerarchica dei maschi è inoltre presente una gerarchia delle femmine, con una femmina dominante. I macachi comunicano attraverso versi vocali simili a grugniti, espressioni del viso e del fisico, i maschi mostrano i canini per affermare la loro superiorità e tenere lontani i conflitti. Gli esemplari maschi del gruppo lottano fra di loro per stabilire delle gerarchie e scegliere la femmina con cui accoppiarsi, dopo l’accoppiamento la gravidanza dura circa cinque mesi e mezzo e la femmina partorisce normalmente un solo esemplare. La maturità sessuale è raggiunta in 4-6 anni e la vita media è di circa 25 anni, raggiungendo una statura che va dai 50/60 cm per i maschi e 45/55 cm per le femmine.

Durante la mia permanenza nel parco Tangkoko ho deciso di seguire la stessa tribù per due settimane, dall’alba al tramonto, muovendomi con loro nella fitta foresta. Con il passare dei giorni ho imparato a riconoscere i vari individui all’interno del gruppo ed a relazionarmi a seconda del loro ruolo. È una esperienza emozionante arrivare a conoscere individualmente gli animali che si fotografano, riconoscerne il carattere ed imparare a prevederne le reazioni. Proprio come gli esseri umani esistono tra i macachi individui più coraggiosi, più aggressivi, più timidi, più giocherelloni. Nel corso degli anni ho capito che per il tipo di immagini che voglio realizzare è fondamentale avvicinarmi il più possibile. Quando fotografo un animale desidero cogliere ogni sfumatura d’espressione, per fare questo è necessario essere accettati e poter fotografare molto da vicino. Fortunatamente il macaco nero è un primate estremamente socievole ed in grado di regalare alla fotocamera una miriade di espressioni se si riesce ad entrare in sintonia con lui.

Osservandoli ho notato che le femmine ululano per annunciare un pericolo, a quel punto i maschi corrono in loro difesa: spalancano la bocca, grugniscono a bocca chiusa mostrando i denti, ululano a loro volta, saltano ed iniziano l’inseguimento, hanno inseguito anche me pensando potessi essere fonte di pericolo. Con il passare del tempo sono stato completamente accettato dal branco, la mattina mi aspettavano, quando arrivavo da loro, scendevano dalle piante e venivano ad abbracciarmi in segno di amicizia e saluto.

Si fidavano di me
Nel loro linguaggio espressivo contraevano le labbra in una smorfia come per lanciare un bacio ed io capivo che mi dicevano: “ci conosciamo, siamo amici”; a quel punto ho potuto concentrarmi sugli scatti, sulle loro espressioni, sull’emozione che mi davano ogni volta che mi lasciavano essere parte del loro piccolo mondo, il maschio dominante mi guardava in silenzio ed io sapevo che si fidava di me. In particolare una simpaticissima scimmietta che avevo ribattezzato “Muzio Scevola” perché aveva perso un braccio per colpa del laccio di un bracconiere, mi ha regalato grandi emozioni con i suoi abbracci. La foto che mi ritrae mentre fotografo con la scimmietta che mi cinge le spalle è tra i ricordi più belli di questa esperienza con i miei amici macachi.

Quando sono immerso nella natura e ormai faccio parte di una comunità di animali, come i macachi neri, cerco di fare in modo che la fotocamera non rappresenti una barriera, non amo usare teleobiettivi ma prediligo al contrario le focali corte. Penso che scattare una foto avvicinandosi e riducendo la lunghezza focale dia maggiori possibilità di cogliere le espressioni ed i particolari. In questo modo ho potuto fotografare i loro occhi arancioni e profondi, i loro sorrisi, gli scambi affettuosi con i piccoli. È stata dura salutare questi primati dopo un’esperienza così ricca di emozioni. La consapevolezza che probabilmente fra qualche anno non avremo più l’occasione di incontrarli mi rattrista profondamente.

Marjory Stoneman Douglas, scrittice ed ambientalista americana, scrisse:
“È giunto il momento di chiederci che tipo di sviluppo vogliamo e che prezzo siamo disposti a pagare. Vogliamo distruggere tutto quello che c’è di bello nel mondo?”

Davvero, vogliamo?

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