Liberi dalla plastica

Il lato oscuro

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Liberi dalla plastica


di Francesca Sirico

Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di materie plastiche finiscono nei nostri mari. Una minaccia per gli ecosistemi e per la salute umana. Ma anche per le attività economiche. Le iniziative legislative e il ruolo dei cittadini


La plastica è un materiale conveniente, adattabile, utile ed economicamente valido ma deve essere utilizzata, riutilizzata e riciclata meglio. Quando i rifiuti plastici vengono gettati, oltre agli evidenti danni ambientali, si genera anche un potente impatto economico negativo.

Una vera minaccia, quindi, per le specie marine, gli ecosistemi e per la salute umana, con implicazioni su importanti settori economici come il turismo, la pesca, l’acquacoltura.

I dati sono inquietanti: annualmente sono prodotti a livello mondiale 300 milioni di tonnellate di materie plastiche.

Di questi, almeno 8 milioni finiscono nei mari. Le microplastiche rappresentano un ulteriore problema per la gestione dei rifiuti marini (Marine Litter). Le microplastiche possono trovarsi nei prodotti cosmetici e per l’igiene personale, nei prodotti industriali, o provenire da pezzi di plastica più grandi che si degradano. Le microplastiche variano per dimensioni ma si tratta in genere di particelle di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri che possono quindi passare con facilità attraverso i filtri delle acque reflue, rendendo impossibile il loro recupero una volta in mare.

Plastic free

Come riconosce la Commissione europea, oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica che, a causa della sua lenta decomposizione, si accumula nei mari, negli oceani e sulle spiagge. I suoi residui di plastica si ritrovano negli organismi di molte specie marine – tartarughe, foche, balene, pesci, crostacei – e quindi anche nella catena alimentare dell’uomo.

Per questo nel mese di gennaio del 2018, la Commissione Europea aveva adottato la “Strategia Europea per la Plastica” al fine di rendere riciclabili tutti gli imballaggi di plastica nell’UE entro il 2030,  affrontare la questione delle micro plastiche (in particolare di quelle aggiunte intenzionalmente nei prodotti), frenare il consumo di plastica monouso e ridurre gli effetti dell’inquinamento oceanico.

Dopo circa un anno dalla “Strategia europea per la plastica”, le Istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sulla proposta di “Direttiva per la riduzione della plastica monouso”. Il testo, ora, dovrà ricevere il via libera formale da Parlamento e Consiglio e poi essere pubblicato in G.U. per entrare in vigore (le nuove norme entreranno in vigore due anni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del testo definitivo, all’inizio del 2021).

Obiettivi

La direttiva vieterà, o sottoporrà ad altre restrizioni, i 10 prodotti di plastica monouso che rappresentano da soli il 70% dei rifiuti in mare, e per i quali esistono già alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili in altri materiali. In particolare saranno vietati: bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini, prodotti che dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali alternativi sostenibili.

Inoltre, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, il Parlamento europeo ha ottenuto di vietare anche gli oggetti di plastica oxi-biodegradabile, che invece della normale biodegradazione si spezzano in piccoli frammenti che persistono nell’ambiente, compresi quelli non monouso, e i contenitori per alimenti di polistirene espanso.

Gli Stati membri dovranno ridurre il consumo dei prodotti in plastica per i quali non esistono alternative del 25% entro il 2025. Tra tali articoli figurano le scatole monouso per hamburger e panini e i contenitori alimentari per frutta e verdura, dessert o gelati. Altre materie plastiche, come le bottiglie per bevande, dovranno essere raccolte separatamente e riciclate al 90% entro il 2025. Gli Stati membri dovrebbero elaborare inoltre piani nazionali per incoraggiare l’uso di prodotti adatti ad uso multiplo, nonché il riutilizzo e il riciclo. In tal modo, la quantità di tali rifiuti dovrebbe essere ridotta del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030.

Cicche & Lenze

Un mozzicone di sigaretta può inquinare tra i 500 e i 1000 litri d’acqua e, se gettato in strada, può richiedere fino a dodici anni per disintegrarsi. Si tratta del secondo articolo in plastica monouso più diffuso tra i rifiuti. Gli Stati membri dovrebbero, inoltre, garantire che almeno il 50% degli attrezzi da pesca contenenti plastica smarriti o abbandonati venga raccolto ogni anno, con un obiettivo di riciclaggio di almeno il 15% entro il 2025. Gli attrezzi da pesca rappresentano il 27% dei rifiuti che si trovano sulle spiagge europee. Gli Stati membri dovrebbero garantire che i produttori di tabacco si facciano carico dei costi di raccolta dei rifiuti per tali prodotti, compresi il trasporto, il trattamento e la raccolta dei rifiuti. Lo stesso vale per i produttori di attrezzi da pesca contenenti plastica, che dovranno contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di riciclaggio.

Cosa possiamo fare?

  • Non abbandoniamo la plastica sulle nostre spiagge e nei nostri mari;
  • Smaltiamo la plastica nella raccolta differenziata;
  • Eliminiamo l’uso di piatti e bicchieri di plastica monouso;
  • Usiamo una borraccia o una brocca di acqua di rubinetto;
  • Evitiamo dentifrici e scrub che possono contenere microplastiche;
  • Usiamo le buste riutilizzabili per fare la spesa;
  • Evitiamo di acquistare alimenti avvolti in imballaggi di plastica;
  • Non usiamo pellicole di plastica per conservare il cibo, scegliamo contenitori riutilizzabili, meglio se in vetro;
  • Bandiamo le cannucce di plastica;
  • Privilegiamo le fibre naturali rispetto a quelle artificiali;
  • Non pensiamo che la plastica monouso sia necessaria: non è vero!