Rinnoviamo il mondo e liberiamoci dalla crisi energetica
Di Rosario Mascia
La crisi climatica e quella energetica esplosa con l’invasione dell’Ucraina mettono tutti davanti ad un bivio. È arrivato il momento di liberarci dalla nostra dipendenza energetica e rinnovare il nostro impegno per una seria transizione ecologica verso le energie rinnovabili. Fa bene al pianeta e alle nostre tasche
I cambiamenti climatici in atto sono quasi tutti imputabili alla nostra specie. L’innalzamento delle temperature, sostanzialmente, è stato causato dall’abuso dei combustibili fossili come petrolio, carbone e metano.
A destare allarme sono anche l’aumento dei tassi di deforestazione. Il livello di anidride carbonica presente nell’atmosfera ha già superato le 400 parti per milione, un livello che sulla Terra non veniva toccato da almeno 3 milioni di anni.
Se non riusciremo a ridurre questi valori, le conseguenze sul clima potrebbero essere devastanti e nel giro di pochi anni il numero dei morti a causa dei fenomeni climatici potrebbe diventare spaventoso.
Energia sostenibile
Di sicuro non è saggio continuare a vivere come se si trattasse di scenari possibili e lontani. Occorre, piuttosto, dar seguito immediatamente agli Accordi di Parigi sul Clima e investire sulle energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile, sulla riduzione dei gas climalteranti.
A livello nazionale ed europeo, è necessario lavorare per una politica energetica sostenibile che punti al 100% di energie alternative. Per raggiungere questo obiettivo servono investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica, scaglioni vincolanti di riduzione di CO2 e l’abbandono progressivo delle fonti fossili.
Il nostro Paese, attraversato da una crisi profonda aggravata prima dalla pandemia e poi dagli effetti della guerra d’invasione dell’Ucraina, deve promuovere la conversione ecologica dei modelli sociali e di quelli produttivi. Una conversione che può tradursi anche in un volano per uscire dallo stallo e per creare occupazione di qualità.
Energia conveniente
Certo, qualche passo in avanti è stato compiuto. Nel corso del 2020 in Europa l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili ha superato quella prodotta da fonti fossili. Tuttavia, la strada da percorrere per conseguire quanto stabilito dal Consiglio Europeo, abbattere il 55% delle emissioni entro il 2030, è ancora lunga e deve fare i conti con numerosi ostacoli, spesso legati al pregiudizio che un mondo al 100% di energia rinnovabile sia troppo costoso. Un pregiudizio che resiste nonostante la crisi del gas e che, anzi, ha riportato in auge un fantomatico nucleare sicuro!
È vero che si tratta di una sfida enorme. Che però è resa praticabile dalla discesa continua dei costi di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Il rapporto dell’International Renewable Energy Agency pubblicato nel 2021 afferma che “il solare fotovoltaico e l’eolico sono, sempre di più, la fonte di elettricità più economica in molti mercati”. Una conferma sulla praticabilità ed economicità viene anche dal Dipartimento dell’energia statunitense che, nel suo rapporto Solar Futures Study, afferma la capacità statunitense di poter accrescere la produzione di energia elettrica da solare dall’attuale 4% al 40% entro il 2035, fino ad arrivare al 45% nel 2050. Nello stesso studio, si stima una crescita dell’eolico fino al 36% del paniere. In questo modo solare ed eolico sarebbero in grado di produrre il 75% dell’energia elettrica statunitense.
Nello specifico, risulta che, mediamente, occorrono 3,7 dollari per produrre 1 kilowattora di elettricità con il fotovoltaico, 4 dollari se si tratta di eolico, 5,9 dollari con il gas, 11,2 dollari se si passa al carbone e addirittura 16,3 dollari con il nucleare.
È evidente come la transizione verso le fonti rinnovabili non sia soltanto utile al Pianeta e indispensabile a combattere i cambiamenti climatici, ma anche estremamente conveniente.
Ostacoli
La situazione italiana, in vista del 2050, richiede che vengano installati, da qui al 2030, almeno 7 GW ogni anno. Obiettivo raggiungibile se consideriamo che nel 2010 e 2011 nel nostro paese sono stati installati 6 GW ma lontanissimo dal ritmo degli ultimi 5 anni che ci hanno sempre visto sotto un GW all’anno.
Le cause di questo forte rallentamento vanno ricercate soprattutto nei lunghi iter autorizzativi e burocratici.
Eppure, come sostiene il Direttore esecutivo di IEA Fatih Birol, “Paesi, città, famiglie e imprese devono dare la priorità al risparmio energetico, all’efficienza energetica e alle tecnologie a basse emissioni di carbonio” ma soprattutto, aggiunge Birol, “I sindaci e i governi nazionali devono sostenerli sbloccando politiche e investimenti in materia di energia pulita su una scala senza precedenti”.
In Italia, se solo Governo e Regioni autorizzassero nei prossimi tre anni nuovi impianti per 60 GW, che rappresentano appena un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna, avremmo nuovi investimenti per 85 miliardi e la creazione di 80.000 posti di lavoro.
Si risparmierebbero, inoltre, 15 miliardi di metricubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato e ben sette volte tanto rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale. Si tratta quindi di un’operazione strutturale che accresce la nostra sicurezza e indipendenza energetica e che può ridurre drasticamente gli importi della bolletta elettrica.
Nuove crisi
Da quando lo scorso 24 febbraio il Presidente russo Vladimir Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, oltre al suo portato di morte e distruzione, le conseguenze di quella terribile guerra si fanno sentire anche nel resto del mondo, in particolare sulle bollette di una larga parte dei Paesi dell’Unione Europea.
La nostra dipendenza energetica, la Russia fornisce all’Europa circa il 40% del suo fabbisogno di gas, e le speculazioni sui mercati dell’energia fossile hanno portato ad un aumento delle bollette, ormai insostenibile per moltissime famiglie e imprese.
Un tetto Ue al prezzo del gas è necessario così come la separazione del mercato delle energie rinnovabili da quelle del gas. Secondo le regole del mercato pay-as-clear, infatti, il prezzo di tutta l’elettricità venduta nel mercato all’ingrosso è determinato dall’unità di energia più costosa. Un meccanismo che crea speculazioni e ingiustizia e genera un meccanismo di effetti negativi a catena. Si riduce innanzitutto il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, depauperati da bollette insostenibili, mentre aumenta il costo degli alimentari.
Una situazione drammatica se solo pensiamo che già nel 2021, secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, oltre 4 milioni di nuclei familiari vivevano una condizione di povertà energetica.
Risparmi e sostegni
Ognuno si ingegna, nella quotidianità, per ridurre al minimo il consumo di elettricità e gas e cercare di limitare gli effetti della crisi. Ma queste azioni, certo utili anche per una questione di emissioni e sostenibilità ambientale, certo non riusciranno ad arginare la crisi.
Anche gli interventi messi in atto dai governi dei diversi Paesi europei per contenere il caro bollette, per quanto indispensabili, sono assolutamente insufficienti. Occorre, nell’immediato, un prelievo del 100% degli extraprofitti intascati dalla filiera energetica da utilizzare per coprire gli extra costi sostenuti da famiglie e imprese. È necessario, poi, che per un periodo di almeno 12 mesi venga fissato per legge il prezzo dell’energia e che per lo stesso periodo di tempo venga imposto anche un tetto al prezzo del gas. Senza dimenticare le fasce sociali più deboli alle quali garantire una fornitura gratuita fino ad un massimo di 1.800 KWh/anno.
Via d’uscita
E siamo di nuovo al punto. Gli interventi tempestivi e immediati per tentare di limitare danni gravissimi a famiglie e imprese sono indispensabili ma, allo stesso tempo, dobbiamo liberarci dalla nostra dipendenza energetica e a rinnovare il nostro impegno per una seria transizione ecologica verso le energie rinnovabili.