Organizzare un orto

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Dopo aver fatto conoscenza con gli alberi, con il manager in giardino parliamo delle “competenze distintive” per organizzare il nostro orto.

L’ orto è faticoso, la terra è bassa, stare in ginocchio per ore fa male da cani, lavorare con la zappa è faticosissimo e fa venire le vesciche alle mani. Queste sono solo alcune delle motivazioni per lasciar perdere, se ne possono trovare tante altre.

Però l’ orto dà soddisfazioni immediate e tangibili.

Mentre in un frutteto il risultato di una buona potatura si vede nel giro di anni, il ciclo dei prodotti dell’ orto è brevissimo, al massimo annuale, in genere della durata di due-tre mesi, e questo ne fa un’ attività accessibile anche perché richiede pochissimo impegno di terra, attrezzature, prodotti eccetera. Con un pezzo di terra di 70 – 80 metri quadri ce n’ è abbastanza da divertirsi e tenersi bene occupati, e avere una produzione variegata e abbondante. Per questa superficie bastano una vanga, una zappa e un rastrello, e un sacco o due di concime all’ anno. C’ est tout.

La prima cosa da decidere per organizzare l’ orto è dove mettere cosa. Ci sono alcune colture che vanno sempre nello stesso posto, tipo i carciofi o gli asparagi – questi ultimi perché l’ aiuola va preparata con sabbia e scavata a fondo – ma la maggior parte delle altre colture andrebbero ruotate, cioè non messe sempre nello stesso posto. Bisogna crearsi uno schema  – noi diciamo una planimetria – che mostri le aiuole e cosa c’ era l’ anno prima. Così risulterà più facile decidere come organizzarsi per l’ anno in corso. Attenzione perché non tutte le colture occupano lo spazio nello stesso periodo. Per esempio, le fave vanno tolte a fine Maggio, e i pomodori vanno piantati a Maggio, quindi dove ci sono le une non si possono mettere gli altri, insomma bisogna anche tener conto del fattore tempo.

  • Semina o trapianto?

La prima scelta per “mettere giù” una pianta da orto è tra semina e trapianto. Parlando di tempi la semina deve avvenire prima, mentre il trapianto si può fare più in là dato che le piantine sono già formate. I contadini credono fermamente che la semina debba avvenire con la luna calante o crescente a seconda delle piante. Che dire? Da Project Manager razionale sono tenuto a non crederci ma come diceva De Filippo… Non è vero ma ci credo, e non costa nulla attenersi alle indicazioni.

C’ è una via di mezzo, che sarebbe farsi le piantine da soli. Si può fare un piccolo semenzaio a casa, e nel giro di due – tre settimane ci saranno le piantine pronte da trapiantare. Non è difficile, bastano un po’ di vasetti nei quali mettere a dimora uno o due semi in una base di terriccio da trapianti e tenerli sempre umidi ma non  allagati, e non esposti al sole pieno. In questo modo si può fare di tutto, piselli, fagioli, pomodori, peperoni, melanzane, zucchine. Una volta messe a dimora le piantine nell’ orto, lasciar passare un paio di settimane e poi concimare, spargendo il prodotto (generalmente pellets) intorno alle piante ma non a contatto con queste.

  • Controlliamo le erbacce

State pur certi che la prima cosa che spunterà nella vostra aiuola saranno… le erbacce. Oh se solo si potessero mangiare!!! Ci sarebbe cibo a volontà e senza fatica. Invece bisogna combatterle, contrastarle. La lotta comincia con la preparazione dell’ aiuola che va vangata in profondità, o se usate le macchine agricole, lavorata col vomere in modo da portare in superficie le radici e poi toglierle a mano o col rastrello. La gramigna è terribile, ne rimane un solo malefico pezzettino di radice e ooop.. dopo pochi mesi ecco la gramigna di novo rigogliosa. Come si suol dire chi la dura la vince, e il lavoro di vanga o vomere va fatto ogni anno con pazienza. Si possono anche usare diserbanti, che sono più innocui di quanto si pensi, ed eliminano solo le erbacce che già ci sono, dopodiché si può piantare o seminare e le nuove piantine non se ne accorgono nemmeno. Io francamente non lo faccio, ma ripeto non è nocivo.

Un’ altra tecnica è la pacciamatura, come già abbiamo visto l’ altra volta consiste nel coprire le radici  con uno strato di materiale inerte che non permette alle erbacce di germinare e svilupparsi in superficie. Si può usare lo sfalcio dell’ erba tagliata dal prato, o foglie cadute. L’ uso di prodotti preparati (cippato di corteccia) è molto costoso e va bene solo per piccole aiuole ornamentali. Interessante è l’ uso dei teli pacciamanti, ossia dei teli scuri che si mettono per terra e lasciano passare l’ acqua ma non la luce, e bloccano le male erbe. Bisogna praticare dei buchi in corrispondenza delle piantine, e spesso in questi  buchi si infilano delle erbacce dal di sotto, ma è una cosa limitata e facilmente controllabile. L’ uso di questi teli va benissimo se trapiantate delle piantine già formate, che deporrete con tutta la zolla in un buco fatto nel telo, mentre è più difficile se si intende seminare, perché la piantina va dove le pare, e non necessariamente passa nel buco, può restare incastrata sotto al telo.

Inutile dire che la tecnica più faticosa è zappettare a mano, il che spesso richiede stare inginocchiati per ore. Se avete dei mezzi meccanici, allora considerate di lasciare tra un’ aiuola e l’ altra uno spazio sufficiente al passaggio di una fresa o una motozappa, in modo da pulire almeno gli spazi tra le aiuole senza fatica.

  • Seguiamo le colture – il follow up

Una volta impiantata la coltura, va seguita. Ogni pianta ha le sue esigenze diverse, e bisogna imparare. Ascoltate gli esperti, i contadini e formatevi le vostre opinioni. Spesso il contadino fa così solo perché si è sempre fatto così, ma già se cambiate regione trovate diversi modi di fare la stessa cosa. Quindi cercate di ragionare e di adattare le tecniche alle vostre esigenze. Gli aspetti da tenere sotto controllo sono:

  1. Supporto della piantina
  2. Cura della piantina
  3. Controllo delle erbacce
  • Supporto della piantina

Per il supporto ci sono varie tecniche. Le piantine rampicanti (fagioli, piselli) vanno incannate o supportate da reti. Le canne si possono mettere ad ogni pianta o a gruppi di tre per volta, alte un metro circa e legate in cima come una tenda indiana. Io preferisco le reti, anche se necessitano di pali piantati abbastanza in profondità per reggere il peso della pianta completamente sviluppata. Una aiuola di fagioli che vada su a 170 cm può creare un effetto vela che quando tira il vento si porta via il tutto. Io in genere preparo dei pali metallici da un paio di cm di diametroe alti sui due metri e mezzo, che pianto per 40-50 cm, a distanza di non più di tre metri. Piantare è un’ avventura, occorre scavare con la vanga e andare abbastanza giù. Poi ci lego dei pali orizzontali – delle canne vanno benissimo – e a questi lego la rete.

Per i pomodori si possono usare le canne, oppure io pianto dei pezzi di tondino di ferro zigrinato del 10 o del 12, da 180 cm, facili perché vanno giù a martellate, soprattutto se il terreno è umido. Li metto a circa due metri di distanza, poi li uso come supporto per del fil di ferro plastificato che faccio passare dall’ uno all’ altro legandolo ogni volta. In questo modo creo due o tre livelli di filo orizzontale, che poi uso per legarci le piantine a mano a mano che crescono. Si perde un po’ più di tempo all’ inizio ma poi dopo si va via rapidi.

  • Cura delle piantine

La cura della piantina richiederebbe un trattato da sola. Mi limito a qualche esempio:

  1. I pomodori vanno cimati e ripuliti dei “cacchi”, ossia dei getti che si formano sulle spalle delle foglie, e che darebbero luogo a nuovi rami quasi sterili ma che succhierebbero energia.
  2. Le patate, i fagioli, le cipolle, i piselli ed altre vanno spesso rincalzati, cioè occorre fare un montarozzo con la terra per coprire bene la base, basta passare con una zappa lungo l’ aiuola e buttare la terra all’ interno, si fa abbastanza facilmente.
  3. Le cipolle vanno recise quando formano il fiore, occorre toglierlo altrimenti il bulbo non si sviluppa bene
  • Controllo delle erbacce

Resta da dire delle erbacce all’ interno dell’ aiuola. Di alcune tecniche abbiamo parlato, resta da vedere la sarchiatura.Sembra una parola che ci ricorda un famoso animaletto di uno sketch di Valter Chiari, in realtà si tratta solo di zappettare leggermente la terra in modo da rompere la crosta che si forma con l’ irrigazione e l’ evaporazione dell’ acqua. Tolta la crosta, sarà più facile per l’ aria penetrare nel terreno, e si eviterà anche il ristagno di acqua sulla superficie.

La prossima volta inizieremo a vedere una serie di argomenti importanti come la gestione del knowhow, la programmazione e la gestione delle risorse umane, tutte aree in cui un Project Manager deve eccellere.

di Gianfranco Cotone