Politica agricola comune. Le modifiche alla PAC vanno contro la biodiversità
Di Rosario Mascia
Le ultime modifiche alla politica agricola dell’UE avranno un impatto sproporzionato sulla biodiversità e favoriranno un’ulteriore intensificazione della produzione zootecnica
È quanto afferma un team europeo di ecologi ed esperti di biodiversità in una pubblicazione su Communications Earth and Environment. Secondo il team di ricerca, che comprende ricercatori del Museo Nazionale di Scienze Naturali (MNCN-CSIC): “I requisiti ambientali della Politica Agricola Comune sono stati allentati.
Ciò ha permesso di coltivare i terreni incolti per produrre mangimi e coprire il deficit di esportazione di Ucraina e Russia. La conversione di questi habitat seminaturali avrà un impatto molto negativo sulla biodiversità agricola e sulla sicurezza alimentare”.
Politica agricola comune
La nuova Politica Agricola Comune (PAC) dell’UE (2023-2027) mira a invertire l’attuale degrado ambientale. E il declino della biodiversità nei paesaggi agricoli europei fissando tre obiettivi. Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Sostenere la gestione efficiente delle risorse naturali. E per invertire la perdita di biodiversità.
In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, la Commissione europea ha approvato una serie di modifiche a breve e medio termine che allentano gli impegni ambientali della PAC per compensare la prevista carenza di importazioni di cereali e migliorare la sicurezza alimentare. In particolare, si propone di consentire la coltivazione dei terreni ritirati dalla produzione. Finora, questo aspetto rientrava nelle “aree di interesse ecologico” nell’ambito del pagamento verde della PAC. Lo studio sostiene che le misure avranno un impatto negativo sulla biodiversità e intensificheranno la produzione vegetale e zootecnica.
Impatto molto negativo
Le argomentazioni che denunciano l’impatto negativo di questa misura si basano su una revisione delle statistiche agricole europee e sui principali risultati della ricerca sul rapporto tra gestione delle aziende agricole e biodiversità. Le modifiche alla PAC sarebbero dannose.
Secondo Mario Díaz, coautore del lavoro e ricercatore del Museo Nazionale di Scienze Naturali (MNCN-CSIC): “Da decenni studiamo le relazioni tra gli usi agricoli e la biodiversità e i servizi ecosistemici associati. I nostri studi dimostrano che l’agricoltura estensiva genera benefici ambientali rispetto all’intensificazione o all’abbandono dell’agricoltura, che generano effetti negativi.
“L’Europa dovrebbe orientarsi verso un’agricoltura più sostenibile dal punto di vista ambientale. Perché, secondo gli studi condotti finora, a lungo termine gli allevamenti intensivi e l’agricoltura intensiva esauriscono la produttività della terra. Questo il commento di Manuel Morales, autore principale del lavoro.
Il documento è firmato da membri di diversi centri di ricerca europei, tra cui l’Università Autonoma di Madrid (UAM), il Centro di Scienze e Tecnologie Forestali della Catalogna (CTFC), le Università di Barcellona e Valladolid e diversi centri del CSIC (MNCN, EBD, IREC).
“In definitiva, questi cambiamenti politici possono compromettere la biodiversità e la sostenibilità agricola a lungo termine in Europa. A favore di modesti aumenti dell’attuale produzione agricola e di incerti miglioramenti della sicurezza alimentare”. conclude Gerard Bota del CTFC.