Non sprecare. Quasi 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti finiscono nei rifiuti
Di Daniele Durso
Quasi 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, una quantità di cibo che potrebbe sfamare 3 miliardi di persone, finisce nei rifiuti contribuendo, peraltro, ad aggravare la crisi climatica
Entro il 2050 dovremo nutrire nove miliardi di persone. Come è possibile rispondere alle esigenze di una popolazione in crescita senza danneggiare il nostro pianeta e la nostra salute considerando che l’agricoltura è anche tra i maggiori responsabili del cambiamento climatico?
Per affrontare il futuro, è indispensabile un ripensamento completo, dai campi alle tavole, dei nostri sistemi di produzione, distribuzione e consumo.
Occorre sviluppare le colture più resistenti ai cambiamenti climatici, migliorare lo stato di salute del suolo, ridurre l’uso di sostanze chimiche dannose e anche aumentare i raccolti.
Ma anche coinvolgere università, istituti, organizzazioni di consumatori e industrie per individuare una visione condivisa e una strategia comune per prevenire, anche grazie all’innovazione, uno dei grandi colpevoli: lo spreco di cibo nell’intera filiera alimentare.
Infatti, oggi, più del 25% della produzione di cibo finisce nella spazzatura. Si tratta di quasi 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, una quantità di cibo che potrebbe sfamare 3 miliardi di persone. Tutto mentre quasi un miliardo di persone soffre la fame.
Comprensibilmente, all’origine di questo spreco, stanno i paesi più ricchi. In Europea, per ogni persona, finisce tra i rifiuti uno spreco da 60 a 110 kg all’anno, negli USA si va dai 95 ai 115 kg, mentre nei Paesi in via di sviluppo lo spreco è di circa 6 -11 kg a testa.
Giorno per giorno
Possiamo partire, quindi, dai nostri comportamenti quotidiani. Da subito deve aumentare la nostra consapevolezza allo spreco domestico che, non dimentichiamolo, agisce anche sul riscaldamento globale. Si stima, infatti, che l’impatto dello spreco di cibo sul riscaldamento globale sia nell’ordine del 14%.
Dobbiamo imparare ad utilizzare quello che abbiamo già, a non usare il frigorifero come un deposito di spazzatura dimenticando quello che si trova nel fondo.
Prima di andare al supermercato prepariamo una lista della spesa e atteniamoci a questa. Impariamo, cioè a comprare con la testa e non con la pancia. Quando cuciniamo, prepariamo solo quello che mangeremo, pianifichiamo i pasti e le quantità, condividiamo il cibo con i vicini, riutilizziamo gli avanzi. E impariamo ad usare la nostra voce e le nostre abitudini per spingere l’industria alimentare, e le scelte politiche, a donare il surplus alimentare alle associazioni caritatevoli.