Il Piano Marshall inaugurò un modello di agricoltura che segnò la fine dell’agricoltura come ambito autonomo, in termini sia economici sia culturali. L’agricoltura è diventata un’appendice dell’industria e del settore agro-chimico.
Fino dagli inizi del XX secolo gli Stati Uniti si sono infiltrati nell’agricoltura della Vecchia Europa, e poi in quella del resto del mondo, con la diffusione dei mais ibridi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Piano Marshall non soltanto inaugurò un nuovo modello di agricoltura ma segnò la fine dell’agricoltura come ambito autonomo, in termini sia economici sia culturali. Sino dagli anni ’50, l’agricoltura in Europa è diventata un’appendice dell’industria e del settore agro-chimico. La diffusione di sementi ibride è stata il cavallo di Troia per la penetrazione di un sistema generalizzato di uso del suolo, dell’acqua, delle risorse naturali, di riduzione della biodiversità agricola e così via (Bernardi, Il mais “miracoloso”, 2014). L’attuale strategia degli OGM si rifà a questo precedente storico. Gli alti rendimenti produttivi del mais ibrido nelle campagne d’Europa erano i portabandiera usati per sradicare la vecchia agricoltura biologica. Ma, come noto, le sementi ibride non funzionano in assenza di fertilizzanti chimici. Paul Bairoch, lo storico francese dell’economia, ha mostrato che, dai primi del Novecento fino al 1985, le rese del frumento nei principali Paesi europei sono aumentate di 3-4 volte*. D’altra parte, nello stesso periodo il consumo di fertilizzanti chimici è aumentato di 9 volte in Germania, 17 volte in Italia e 20 volte in Spagna. L’abbondanza di cibo esaltata dagli alfieri dell’agricoltura industriale si è basata non già su miracoli tecnologici o genetici, ma sul saccheggio delle risorse di energia fossile. Allo stesso modo la Rivoluzione Verde, dal 1950 al 1985, ha fatto crescere la produzione mondiale di grano del 250%. Un grande successo si direbbe. Ma nello stesso periodo l’uso di combustibili fossili in agricoltura è cresciuto del 5000%!**.
Sappiamo bene che i fertilizzanti chimici uccidono i microrganismi del suolo, rendendolo sterile, esposto all’erosione, incapace di trattenere l’acqua e via di seguito. Della massima importanza è invece il fatto che l’agricoltura biologica, il recupero e la formazione di humus, la stabilizzazione e protezione dell’ecosistema del suolo, può efficacemente contribuire a ridurre il riscaldamento globale. Ogni cittadino, ad esempio, può contribuire a trasformare i residui di cibo, e tutta la materia organica prodotta nella città, in compost. Lo scambio di materia organica fra città e campagna è stata la regola per secoli nel mondo intero. Il concime organico ottenuto dal compost, ebbe a dire il celebre agronomo biodinamico Ehrenfried Pfeiffer, se prodotto correttamente, ha un potere due volte maggiore di quello del letame bovino. Chiunque, dai piccoli agricoltori agli istruiti cittadini dei Paesi ricchi, come consumatori colti ed esigenti, può essere un difensore dell’agricoltura biologica. Questo messaggio universale si va diffondendo e viene recepito in misura crescente dalle persone di tutto il mondo, che lo adottano nella vita di tutti i giorni.
*Bairoch P., Les trois révolutions agricoles du monde développé: rendements et productivité de 1800 à
1985, 1989.
**Allen Pfeiffer D., Eating fossil fuels, 2006
Estratto dal ‘Manifesto Terra Viva’, elaborato da un gruppo di esperti internazionali che fa capo a Vandana Shiva e all’associazione Navdanya International. Il testo completo su: (http://www.navdanyainternational.it/)