In Calabria. Trekking sul Monte la Caccia

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In Calabria, tra paesaggi bellissimi, luoghi di leggende e sogni, un itinerario al Rifugio Santa Croce dove ogni anno rivivono tradizioni ormai spente su tutto l’arco urbanizzato del Tirreno

testo e foto di Giuseppe Intrieri

Questo viaggio ha inizio nel profondo Sud, in Calabria, precisamente lungo la Statale Tirrenica che  fiancheggia il meraviglioso Mar Tirreno.  Mi trovo in Contrada Trifari, nel comune di Belvedere Marittimo (CS), un angolo della penisola calabrese esposto ad Ovest, la parte più occidentale del Parco Nazionale del Pollino, in cui alte montagne si lasciano inebriare dall’aria marina. Il Mar Tirreno, antistante alle rocce calcaree dei massicci del Pollino, fa da cornice a questo angolo di Sud poco conosciuto.

Appena imbocco a piedi appena imboccata una strada sterrata mi accoglie scodinzolante un simpatico cane di nome Billy: sarà un amico prezioso per tutta l’escursione, infatti nei momenti d’incertezza sarà proprio lui a indicarmi la strada anticipandomi il cammino.

Dopo qualche metro il sentiero si trasforma, la vista si apre inaspettatamente e mi ritrovo ai piedi dell’ammasso roccioso di Monte la Caccia, che dall’alto sovrasta il paesaggio con la sua grandiosa mole.

Immediatamente, senza perdere altro tempo, entro incuriosito nel suo sottobosco rigoglioso. Un luogo magico.  I padroni, a sentinella di tutta la vegetazione e la fauna, sono robusti e alti alberi di cipresso. Avanzando scorgo da lontano bellissimi e antichi Pini Loricati. Sembrano darmi il benvenuto nella loro casa atavica accogliendomi e mostrandomi la mia destinazioni: Serra la Croce.

Continuo a camminare e a godere della meravigliosa natura incontaminata che mi circonda e respirando l’aria tersa e rarefatta di montagna. Giunto sul terrazzo del monte si apre un panorama azzurro, un miscuglio di cielo e mare, proprio quel paesaggio spettacolare che immaginavo mentre percorrevo la statale.

Il centro storico di Belvedere Marittimo spunta dominate nella piana circostante, ma sono di nuovo attratto da loro, i veri padroni della montagna, i maestosi e vetusti Pini Loricati. La loro corteccia ruvida e piena di solchi lascia immaginare le intemperie alle quali hanno resistito su quei  versanti. Alle piogge e alle nevicate che hanno sopportato sui loro rami nodosi, alle giornate nelle quali si sono piegati al volere del vento senza mai perdere di vista il mare. Sposto il mio sguardo e riesco a distinguere un pietrisco scricchiolante e bianchi fusti adagiati sul terreno: uno spazio aperto, è un cimitero di Pini Loricati.

Un occhio esperto può leggere un esempio tangibile di selezione naturale. I Pini più resistenti sono ancora in piedi, mentre inermi giacciono accanto esemplari che non ce l’hanno fatta. Forse perché troppo vecchi o per non essere riusciti ad agevolare il volere del vento o per le forti tempeste o per non essere riusciti a fronteggiare nemici naturali, quali coleotteri e specie parassite.

Monte La Caccia è sulla sinistra, continua a vigilare il mio cammino e quello di Billy.

Inizia l’ultimo tratto di salita ed ecco un nuovo bosco di Pini Loricati questa volta non solitari ma in compagnia di alti Aceri.

Finalmente, arrivo, stanco ma soddisfatto al Rifugio Santa Croce.

Il rifugio, è stato costruito nel 2004 dai volontari dell’Associazione Amici della Montagna di Belvedere Marittimo. Oggi è un posto caro a chi si trovano a vagare in questi luoghi, utile appoggio per rifocillarsi o per trascorrere la notte.

Il sentiero percorso ha una lunghezza di 3,40 km e un dislivello di oltre mille metri (si parte da 722m e si raggiunge la cima di Monte la Caccia a quota 1.744m).

A quota 1480 metri, nei boschi di Serra la Croce, fra il Monte Caccia e il Monte Cannitiello, sorge la chiesetta della Santa Croce.  E’ qui che,  il 22 giugno di ogni anno, si tiene un appuntamento imperdibile per chi vuole ritrovare e vivere quelle tradizioni ormai scomparse lungo la costa tirrenica urbanizzata.

Festa di Serra la Croce

Le origini della festa si perdono nella memoria ma, per la data in cui si svolge, gli antropologi la collegano agli antichi riti del solstizio d’estate, cioè quando il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso. In tutta Europa questi sono i giorni in cui si festeggiano e si ricordano leggende legate alle streghe, alla loro ricerca di erbe miracolose in boschi pieni di fate e gnomi. A Belvedere si tramanda questa ritualità fatta di magia, di sogno e di leggenda. Molti trascorrono la notte tra il 21 e il 22 giugno nei boschi di Serra La Croce fra il Monte Caccia ed il Monte Cannitello. La mattina si vedono tende sparse fra i fitti boschi, montate attorno ad una grossa sorgente , assonnati ragazzi che circolano in slip come se fossero a Woodstock e i resti dei tanti fuochi che hanno riscaldato la fredda notte. Questo pellegrinaggio, un po’ cristiano e un po’ pagano insieme, ha inizio con l’appuntamento alle prime ore dell’alba.

Una lunga fila di pellegrini, turisti, ecologisti,  muniti di zaini, sacchi a pelo, tende, cibarie e vino, si avviano verso la cima. Molti anziani affrontano  le due ore di salita necessarie per raggiungere la Chiesa  sorretti da un  voto fatto o da una grazia ricevuta.

Certo, durante il cammino e la sosta sulla cima c’è poco di religioso. Gli uomini più vecchi portano fisarmoniche, ocarine, e organetti, spesso da loro stessi costruite, e appena in cima o nei luoghi di sosta, suonano tarantelle e canti popolari. Certo, molte donne giunte alla cappella della croce accendendo candele e lumini ma, in attesa del prete, cominciano ad aprire le ceste dove hanno riposto il cibo per  la giornata: soppressate, salsicce, formaggio e grosse fette di pane sfornato appena poche ore prima. Il vero miracolo si compie appena il vino comincia a scorrere. Tutti iniziano a ballare tarantelle, a fare amicizia, a intessere fatti e racconti mentre gli occhi dei giovani si incrociano con quelli delle giovani, facendo sbocciare nuovi amori. Il tutto si interrompe solo per la messa delle dieci, celebrata da un prete arrivato a piedi, e poi tutto riprende come prima fino a tarda sera. Proprio quando il sole incomincia a tramontare , una lunga fila ricomincia a formarsi per ridiscendere verso Belvedere. Al tramonto la parete Sud-Ovest a picco di Monte la Caccia si lascia colorare di riflessi dorati mentre soffici nuvole l’accarezzano velocemente risalendo dal mare. Viene regalata una bellissima visione di Stromboli e dopo pochi minuti le ombre avvolgono tutto.

Così si conclude un’altra giornata, un altro ciclo dove Uomo e Natura convivono costantemente ritornando ognuno al proprio corso delle cose, con l’appuntamento al prossimo solstizio d’estate si, ma anche a quello quotidiano, della Vita.