L’aggressione contro aria, acqua, suolo e altre specie viventi è espressione di un inquinamento della mente
di Silvia Francescon
“Il mondo è in fiamme” è una delle frasi più conosciute del Buddha che ci ha indicato la strada e gli strumenti per affrontare e spegnere l’incendio che è, prima di tutto, dentro la nostra mente. Da tempo la comunità buddhista mette in luce come, al centro della crisi ecologica, vi sia una crisi del Sé che si percepisce separato dalla Natura. Da questa ignoranza cognitiva derivano avidità, eccessivo individualismo, cultura dello spreco e dell’iper-consumismo. Necessitiamo di un cambiamento radicale del nostro pensiero. Come anche indicato dal Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, nel suo discorso del 2020 sullo Stato del Pianeta alla Columbia University: “l’umanità è in guerra con la Natura, dobbiamo fare pace con la Natura”. Continuiamo, invece, ad affidarci ad un sistema estrattivista, basato sui combustibili fossili, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiari che ogni anno milioni di persone muoiono per inquinamento atmosferico. L’aggressione nei confronti dell’aria, dell’acqua, del suolo, di altre specie viventi è espressione di un inquinamento della mente che può annoverarsi tra le peggiori forme di autodistruzione.
RELAZIONE DI RECIPROCITA’
Questa analisi della realtà richiede azioni individuali e collettive, volte a guarire la ferita della separazione, che ci fa percepire la Terra e gli animali come “altro” rispetto a noi. Sentirci come esseri separati dalla Natura significa pensare alla Terra in termini di proprietà, e alle risorse naturali come oggetti passibili di sfruttamento. “Fare pace con la Natura” significa, invece, riconoscersi in una relazione di reciprocità con la Terra. Siamo mossi dalla convinzione che mai come oggi sia necessario un nuovo sguardo verso il Pianeta per passare da una visione antropocentrica ad un nuovo eco-centrismo. La comunità buddhista agisce nel riconoscimento dell’interdipendenza di ogni forma di vita, oltre che della sacralità di ciascuna forma di vita. Un passo cruciale per la comprensione dell’etica buddhista è contenuto nello Samyutta Nuìikaya: “colui che si prende cura di se stesso si prende cura degli altri, e colui che si prende cura degli altri si prende cura di se stesso”. È dalla comprensione di una interdipendenza profonda che scaturisce l’impegno a divulgare una nuova cultura ambientale che si esprime in termini di Diritti della Terra e di tutela del regno animale. La pratica quotidiana unita al prendersi cura di tutti gli esseri sono le due grandi virtù complementari del buddhismo: la saggezza e la compassione. “Coltivando uno sguardo interiore e la compassione, saremo in grado di agire per amore, non per paura, per proteggere il nostro Pianeta” (Buddhist Climate Change Statement to World Leaders). L’insegnamento del Buddha è un metodo per l’azione. Il Buddha Dharma, il cammino buddhista, non è qualcosa in cui si crede, ma è qualcosa che si fa. La via della salvezza non è evitare i tempi difficili, fuggendo dal mondo. Il sentiero del praticante buddhista è saper rispondere in maniera appropriata a qualunque situazione si presenti. L’impegno è quello di agire dove occorre, quando occorre e come occorre.
I SEMI GIUSTI
L’attivismo ecologico non è un sentiero facile. Dinanzi alla crisi ecologica, alle moltissime informazioni che riceviamo, immagini talvolta terrificanti che ci arrivano, incluse quelle della sofferenza degli animali, potrebbe essere facile cadere nella trappola della frustrazione, della rabbia, della reazione, del puntare il dito, anziché della relazione con l’esperienza e, quindi, della risposta appropriata. Se non si è radicati in una pratica profonda, quotidiana, è facile esaurire le energie. Ma grazie al perseverante lavoro della pratica spirituale, questi stati mentali possono essere trasformati in saggezza, generosità, compassione. Ecco, dunque, che la pratica contemplativa, la meditazione, il respiro consapevole alleggeriscono le emozioni auto inquinanti della frustrazione e della rabbia. È con questo lavoro di trasformazione personale che piantiamo i semi per il fiorire dell’armonia con la Natura. Inoltre, a livello sociale, ogni spinta reattiva rischia di esacerbare distruzione ecologica ed esclusione sociale, in quanto divisiva e polarizzante e quindi, in ultima analisi, poco efficace.
Cura e compassione non possono però rimanere mere intenzioni: è l’agire che dà concretezza ai valori cui si ispira la saggezza millenaria del Buddha. La rigenerazione del pensiero, si potrebbe dire, è alla base della rigenerazione dell’ecosistema. Come Unione Buddhista Italiana siamo impegnati su più fronti per dare voce ai Diritti della Terra e al benessere umano e animale presso le istituzioni e per promuovere una Dichiarazione ONU sui Diritti della natura, creando alleanze con i movimenti di tutti il mondo. È con questo approccio e attorno a questa cornice che chiediamo di costruire una visione sistemica e strategica delle politiche e delle azioni. Ed è questa la lente attraverso cui sosteniamo progetti sul territorio che uniscono la tutela ambientale all’inclusione sociale.
VESAK PER L’EMERGENZA ECOLOGICA
Sempre in quest’ottica, abbiamo dedicato il Vesak, la giornata con cui celebriamo la nascita, illuminazione e morte del Buddha, all’emergenza ecologica e alla cura della fragilità dell’essere e del Pianeta. Va compreso che è dalla crisi ecologica che scaturiscono altre crisi: le più gravi minacce per l’uomo sono tutte collegate all’ambiente, dagli eventi climatici estremi, all’erosione del suolo e la perdita di biodiversità, alla desertificazione che impone a milioni di persone esodi e migrazioni, finanche alle pandemie. Le zoonosi infatti derivano dal contatto ravvicinato dell’uomo con gli animali selvatici, oggi più frequente a causa della deforestazione, della perdita di biodiversità, dell’aumento del commercio di animali selvatici per soddisfare desideri superflui dell’individuo. La cura risiede nella comprensione che il salto richiesto è il passaggio da Ego a Eco. A tutti i livelli: individuale, comunitario e globale. È il dialogo, che evolve in azione collettiva, che può permettere questa trasformazione. Il pragmatismo del Buddha ci esorta a trovare la risposta adeguata alla realtà che si presenta dinnanzi. Quando le emissioni di CO2 europee ammontano al 9%, quelle della Cina al 30%, degli USA al 16%, e dell’India al 7%, non si può pensare di far fronte alla sfida dei cambiamenti climatici senza dialogo e diplomazia. Per essere adeguata, la risposta alla più grande sfida globale del XXI secolo non offre spazio a ego-nazionalismi o ego-sovranismi, come non offre alternative al processo multilaterale di cooperazione internazionale. I piani nazionali volti a contrastare i cambiamenti climatici sono infatti ancora insufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 in quanto, anche laddove trovassero piena applicazione (cosa che non sta avvenendo), produrrebbero un innalzamento della temperatura a fine secolo di 2,7-3,3°C, il doppio di quanto indicato dagli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, che indicano il tetto massimo di innalzamento di emissioni di 1,5° C.
LA GIUSTA DIREZIONE
Se manterremo questo modello di sviluppo, saranno le basi della convivenza umana ad essere minacciate. La traiettoria verso la necessaria neutralità climatica entro il 2050 dovrà inevitabilmente essere condivisa, come anche la rapida eliminazione dei combustibili fossili a partire dalle centrali a carbone, dei sussidi ai combustibili fossili (tutti) e dalla costruzione di nuovi impianti estrattivi o alla concessione di nuove licenze. Insieme, si dovrà garantire una finanza per il clima a sostegno dei Paesi più vulnerabili (prevedendo anche la sospensione del debito) che maggiormente subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici, pur non avendo contribuito – se non in maniera marginale – all’innalzamento della temperatura globale e che sono costretti ad attuare misure di adattamento ai mutamenti del clima. L’Unione Buddhista Italiana sta investendo cospicue energie nella risposta alla crisi ecologica, dialogando con le istituzioni italiane ed europee, con i movimenti globali per i Diritti della Natura, facendo parte del dialogo interreligioso, sostenendo le organizzazioni della società civile promotrici di raccomandazioni sulle urgenti misure da adottare, coinvolgendo il Sangha, la comunità buddhista, all’azione ecologica e agendo sul territorio con progetti umanitari, ambientali e culturali.