L’Agaricus augustus, il grande prataiolo dei boschi
a cura di AMINT
L’epiteto Agaricus deriva dal greco αγαρικόν cioè fungo degli Agari perché, secondo Dioscoride, proveniva dall’Ucraina che a quel tempo veniva chiamata “Terra di Agaria”. L’epiteto augustus deriva dal latino augustus e cioè di grandi dimensioni.
Cappello 10-15 cm, carnoso, inizialmente globuloso o emisferico, poi trapezoidale, infine disteso-appianato, spesso appiattito al centro; margine sottile, appendicolato per residui di velo parziale; cuticola fondamentalmente bruna, ma con tonalità molto variabili, ben presto dissociata in squame concentriche su fondo bianco-giallastro, virante al giallo cupo alla manipolazione.
Lamelle, Anello e Gambo
Lamelle strette, molto appressate, inizialmente molto chiare, poi rosa, infine bruno-nerastre, con il tagliente pallido, sterile. Gambo 10-12(15) × 2-3 cm, cilindrico, talora si allarga leggermente verso la base, liscio sopra l’anello e fioccoso al di sotto; bianco, si macchia di giallo alla contusione. Anello supero, bianco, molto ampio, liscio nella faccia superiore, fioccoso in quella inferiore, con le fioccosità stesse sovente ingiallenti. In alcuni esemplari il gambo, anche al di sotto dell’anello, non è sempre fioccoso ma può presentarsi anche liscio.
Carne
Carne bianca, a volte leggermente un po’ rosata alla base del gambo, soprattutto negli esemplari più adulti, odore ben distinto di mandorle amare o pasta di mandorle, sapore dolce. Reazione di Shaeffer positiva.
Habitat
Cresce gregario, anche con una certa propensione al subcespitoso, sia sotto conifere che sotto latifoglie, specialmente Querce, in boschi, bordure, parchi e luoghi erbosi, dalla tarda primavera all’autunno inoltrato.
Commestibilità o Tossicità
Si tratta di un buon commestibile, di discreta resa grazie alla sua carnosità, anche se l’odore di mandorle, molto pronunciato in questa specie, potrebbe, talvolta , risultare nauseante.
Osservazioni
Facilmente riconoscibile per le sue dimensioni, spesso notevoli, e per le squamette concentriche sul cappello che, sovente, si intravedono già nei giovani esemplari, nonché per la sua tendenza a macchiarsi di giallo, sul cappello e sul gambo alla manipolazione o corrusione.
Note
Prataiolo ingiallente: il netto ingiallimento, evidenziato con una piccola corrusione o semplice pressione della superficie della cuticola del cappello, ne consente un’agevole differenziazione dalle specie vicine. Caratteristico il sapore dolce e l’odore gradevolissimo di mandorle che emana. Anche se giovani, i primordi dei prataioli di questa specie, già evidenziano l’iniziale screpolamento a squame della superficie cuticolare, caratteristica che diventa nettamente visibile negli esemplari adulti. Ottimo commestibile di grande resa, cresce nei boschi di latifoglie, aghifoglie e nei prati.
Somiglianze e specie simili. Agaricus augustus var. perrarus con squamette del cappello più fitte, di colore giallo-ocraceo su sfondo giallognolo anziché biancastro, gambo e faccia inferiore dell’anello maggiormente ingiallenti, spore un po’ più lunghe e affusolate, fino a qualche tempo fa era considerato separatamente; oggi è considerato un sinonimo non prioritario della specie tipo Agaricus augustus. Agaricus impudicus (Rea) Pilat presenta una squamettatura del cappello simile, ma molto meno marcata, e odore simile a Lepiota cristata. Agaricus salicophilus M. Lange, tipico dell’Est europeo e legato al Salice, si differenzia per le spore più larghe. Agaricus heterocystis Heinemann & Goos, segnalato in Africa, ha spore più piccole.
Attenzione alle confusioni. Le specie velenose. Alcuni Agaricus tipicamente e nettamente ingiallenti sono molto simili e velenosi. Si tratta di ingiallimenti più intensi e violenti in particolare quando si frattura la carne alla base del gambo, nella zona anulare e al margine del cappello. Sono diversi gli odori emanati da queste specie tossiche, molto sgradevoli e penetranti, evocanti il fenolo, l’inchiostro di calamaio. Agaricus praeclaresquamosus, è una specie velenosa, del gruppo dei prataioli a base ingiallente, talvolta presenta squamettatura del cappello meno pronunciata ma simile, e ha un odore di inchiostro o fenolo, non sempre immediatamente percettibile se non dopo schiacciamento della carne del gambo.
