Eduardo Mendúa, il leader indigeno assassinato perché difendeva la sua comunità

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Eduardo Mendúa, il leader indigeno assassinato perché difendeva la sua comunità

Di Daniele Durso

La morte di Eduardo è un crimine legato a doppio filo al conflitto che si combatte tra gli indigeni e gli interessi petroliferi

 

Eduardo Mendúa Vargas, 40 anni, originario della città amazzonica di Cofán nella provincia di Sucumbíos è stato assassinato il 26 febbraio. L’omicidio del leader delle relazioni internazionali della Confederación de nacionalidades indígenas del Ecuador (Conaie), l’organizzazione che ha guidato le proteste antigovernative del giugno 2022, è stato ucciso due giorni dopo che la Conaie aveva dichiarato la volontà indigena di resistere nelle 11 aree dove si svolgono attività minerarie legali e illegali.
A gennaio di quest’anno, Mendúa aveva denunciato pubblicamente che il governo nazionale stava cercando di entrare nella comunità di Dureno dove ci sono 30 pozzi petroliferi. “Resistiamo da sei mesi qui nel territorio dove hanno cercato di avviare l’operazione. Io, come leader nazionale della Conaie, respingo categoricamente questi atti di incitamento del governo a provocare violenza tra i fratelli Cofan”, aveva affermato in un’intervista radiofonica.
L’omicidio è stato commesso dopo le 17:00 quando Eduardo e la moglie erano all’interno della loro fattoria rurale, di ritorno dalla raccolta delle banane. Due killer incappucciati li hanno colti di sorpresa e hanno sparato all’attivista ben 12 colpi.

Quella di Eduardo è una morte legata a doppio filo al conflitto che si combatte tra gli indigeni e gli interessi petroliferi. La sua colpa è stata quella di opporsi a queste speculazioni.