Biodiversità e guerra dei semi
Di Daniele Durso
La polemica intorno ai brevetti sui semi investe monopolio, pesticidi, fertilizzanti e OGM
Si riaccende periodicamente la polemica intorno ai brevetti sui semi, questione annosa e di difficile soluzione, dal momento che gli interessi in gioco sono enormi. La prima legge in merito è la Plant Patent Act del 1930, promulgata negli Stati Uniti con l’intenzione di risolvere tutte le questioni relative al miglioramento genetico delle piante. Si voleva fornire la protezione brevettuale su specie vegetali riprodotte asessualmente o vegetativamente. I brevetti sui semi costituiscono di fatto protezioni legali che vietano ai contadini di immagazzinare o condividere i semi oppure di utilizzare le piante anche solo per condurre ricerche. Ad oggi i brevetti depositati sono quasi 18.000 e la protezione riguarda anche molte varietà vegetali popolari e diffuse ovunque. Nel 2010 fu messo in distribuzione -anche nel nostro Paese- un documentario intitolato “Il mondo secondo Monsanto – Storia di una multinazionale che vi vuole molto bene” della giornalista francese Marie-Monique Robin. Lì in particolare si parlava della incontrastabile forza con cui la multinazionale – grazie a favori politici, marketing insidioso e vari mezzi coercitivi anche sulle piccole aziende – imponeva il suo monopolio riguardo a semi, pesticidi e fertilizzanti e soprattutto all’utilizzo degli OGM per l’uso dei quali ancora oggi non si conoscono bene le conseguenze sulla nostra salute. Ancora oggi industrie gigantesche come Bayer-Monsanto, DuPont, Syngenta e Carlsberg brevettano tantissimi semi comunemente utilizzati in agricoltura.
Non ci turbano più i loro metodi ‘dispotici’ con cui operano perché ormai li conosciamo e sono stati denunciati in più occasioni, ma non per questo dobbiamo rassegnarci. In fondo queste multinazionali si comportano esattamente come tutte le altre che operano in altri campi del commercio, ma qui è più grave: toccano l’agricoltura, dunque il nostro nutrimento e la nostra salute ed il problema riguarda proprio tutti. Attualmente i tre quarti del mercato internazionale dei semi sono controllati da dieci corporazioni, potenti e apparentemente intoccabili. Sul sito no-patents-on-seeds.org viene chiarito che
‘Sebbene i brevetti sulle coltivazioni convenzionali siano proibiti, i brevetti sulle coltivazioni che avvengono tramite ingegneria genetica, incluse le nuove tecniche come quella della modifica del genoma, sono consentiti. Nelle richieste di brevetti, le aziende restano volutamente vaghe nella distinzione tra ingegneria genetica e coltivazione convenzionale. In ogni caso, tutte le piante e gli animali dotati delle caratteristiche descritte nei brevetti vengono rivendicati come invenzione. Molto spesso vengono introdotti degli extra come “elementi tecnici” per simulare invenzioni reali’.