L’irrigazione insostenibile
Di Daniele Durso
L’agricoltura irrigua ha una resa molto più alta di quella pluviale ed è cruciale per la sicurezza alimentare. Tuttavia, la metà del consumo di acqua per l’irrigazione è attualmente insostenibile
L’Agricoltura irrigua ha una resa molto più alta di quella dell’agricoltura pluviale ed è cruciale per la sicurezza alimentare perché sostiene il 40% della produzione globale di cibo, sebbene solo il 22% delle aree coltivate sia irrigato. Tuttavia, la metà del consumo di acqua per l’irrigazione è attualmente insostenibile, ovvero il consumo supera la disponibilità locale di acqua rinnovabile e quindi esaurisce i flussi ambientali e le riserve di acqua dolce. Le pratiche che rendono l’irrigazione insostenibile sono 3 : l’estrazione di acqua preistorica (quella bloccata in una polla per un periodo superiore al normale ciclo dell’acqua), il pompaggio ad alta velocità delle acque sotterranee che prosciuga la falda acquifera e l’impoverimento del flusso dei fiumi che provoca effetti deleteri sulle specie acquatiche e sugli ecosistemi.
L’irrigazione insostenibile ha sostanzialmente degradato i flussi idrici locali in varie regioni del mondo, tra cui le pianure centrali degli Stati Uniti, la pianura della Cina settentrionale e il bacino indo-gangetico. In Europa attualmente il fenomeno dell’irrigazione insostenibile è circoscritto alla Spagna meridionale che negli ultimi 15 anni è diventato il più grande esportatore di ortaggi d’Europa, creando su terreni un tempo aridi una produzione a ciclo continuo, questa associata alla coltivazione intensiva dell’ulivo in Andalusia ha creato una sorta di vampiro agricolo che ha prosciugato in breve le risorse acquifere del paese.
Alcuni dati globali
Il 40% della produzione alimentare viene prodotta su terreni irrigati
Le terre irrigate producono cibo che può sfamare 3,4 miliardi di persone
Il 70% dei prelievi idrici globali proviene dall’irrigazione.
Ne consegue che 1,3 miliardi di persone sono nutrite con un consumo insostenibile di acqua per l’irrigazione.
Il cambiamento climatico sta alterando i modelli delle precipitazioni in un modo che aggraverà lo stress idrico su 70 milioni di ettari di terre coltivate attualmente pluviali, che forniscono cibo a 700 milioni di persone in tutto il mondo.
Da un punto di vista termodinamico, si prevede anche che i cambiamenti climatici aumentino le ondate di caldo estremo, che possono ridurre i raccolti direttamente attraverso lo stress da calore e indirettamente a causa del deficit di pressione del vapore atmosferico (VPD). Il VPD è fondamentale per regolare la traspirazione delle piante e un suo squilibrio può essere letale per le coltivazioni. Per esempio se l’aria è troppo secca, le piante traspirano troppo nel tentativo di mantenere l’equilibrio della tensione di vapore e questo mette le piante a rischio di bruciare a causa di sali nutrienti in eccesso.
Riassumendo, con il riscaldamento globale è certo che lo squilibrio tra acqua disponibile e necessità agricola aumenterà poiché un gran numero di terre coltivate, che oggi non necessitano di irrigazione, saranno destinati all’improduttività a meno di un apporto esterno di acqua.
Il problema interesserà anche la parte nord del Mediterraneo poiché la carenza di piogge si sta allargando dalla Spagna all’Italia, al sud della Francia e alla Grecia.