La scuola del clima. Nasce, nel cuore di New York, la Columbia Climate School
Di Rosario Mascia
A 27 anni dalla nascita dell’Earth Institute, la Columbia University è riuscita a raccogliere i fondi sufficienti per far partire il progetto della Climate School, proprio nel cuore della Grande Mela, a New York. L’idea è sviluppare e ispirare soluzioni basate sulla conoscenza per educare i futuri leader verso società giuste e prospere su un Pianeta sano.
Il rischio che il progetto non partisse è stato molto forte poiché, a causa della pandemia, non sembrava potessero essere racimolate le risorse necessarie. L’idea di una “scuola sul clima” è sicuramente allineata con le esigenze delle nuove generazioni che vogliono prepararsi sia nel contrasto che rispetto alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
Del resto 20 miliardi di dollari, questo il costo del progetto, non sono ‘bruscolini’ e il costo sarebbe lievitato se non si fossero utilizzati luoghi e aule non convenzionali nella sua struttura, utilizzando un hub dei suoi numerosi centri: il Lamont-Doherty Earth Observatory (LDEO), l’Istituto internazionale di ricerca per il clima e la società (IRI), il Centro per la ricerca sui sistemi climatici (CCSR), il Centro per la rete internazionale di informazioni sulle scienze della terra (CIESIN) e tante altre strutture.
Alla Columbia Climate School molteplici competenze in campo per il clima
La nuova Columbia Climate School si appoggerà a moltissimi dipartimenti all’interno dell’Università, entrando in sinergia con le arti, le discipline umanistiche, la medicina e l’ingegneria, che sono già fortemente coinvolti sulle tematiche legate del clima. La nuova Columbia Climate School potrà collaborare con i presidi e le facoltà di altre scuole in tutta l’istituzione.
L’idea inziale è individuare alcune aree di interesse sulle quali la Scuola si concentrerà all’inizio, data l’estensione dei fenomeni, degli influssi e delle conoscenze umane associate al cambiamento climatico. Grazie al fatto che la Columbia University, attraverso l’Earth Institute, è tra le prime cinque scuole al mondo per gli studi sulla Terra, il suo percorso formativo e curricolare sarà sicuramente favorito e partirà con un notevole vantaggio sulle concorrenti.
A Torino, Venezia e Bologna le Università italiane più all’avanguardia
Ma anche in Italia qualcosa si muove. Le Università più all’avanguardia sono Torino, Venezia e Bologna perché offrono corsi di studio e master del tutto inediti in Italia e in Europa. Il Politecnico di Torino, ad esempio, ha inaugurato gli anni scorsi due nuovi progetti formativi interamente dedicati ai cambiamenti climatici, che nascono grazie a un finanziamento del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca per i dipartimenti di eccellenza. Grazie all’entusiasmo dimostrato dagli studenti per il tema, il DIATI (Dipartimento di Ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture) ha fatto partire nel 2019 una specializzazione in climate change della laurea magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, la prima in Europa. A inizio 2020, si è svolta la prima edizione del master di II livello intitolato “Climate change: adaptation and mitigation solutions”.
Le fa eco l’Università di Torino, che ha affiancato la crescita dei Fridays For Future del capoluogo piemontese fin dal 2019, innanzitutto aderendo ai vari Global Strike, e studiando insieme a loro una serie di cicli di incontri “Capiamo i cambiamenti climatici”, organizzati dall’Ateneo come strumento di sensibilizzazione e educazione sull’emergenza climatica. Editando anche l’opuscolo “Lessico e nuvole”, che è una vera e propria guida linguistica e scientifica che l’Ateneo ha pensato per promuovere la comprensione e l’approfondimento multidisciplinare della crisi climatica. La seconda edizione è aggiornata e arricchita con oltre 200 lemmi e 12 percorsi di lettura, integrati e collegati a ulteriori contenuti che si trovano online.
Forse a causa della gracilità eco sistemica del suo territorio, Venezia ha sempre portato avanti una tradizione scientifica avanzata in campo ambientale. Infatti la Ca’ Foscari da diversi anni offre insegnamenti dedicati ai cambiamenti climatici, tenuti da professori del calibro di Carlo Carraro, presidente della European Association of Environmental and Resource Economists e vicepresidente del Working Group III dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Inoltre, da più di un decennio propone il dottorato “Science and Management of Climate Change”, prototipo in Italia di questo genere di insegnamenti. Ma anche l’Università di Bologna non è da meno: ha avviato il dottorato interdisciplinare “Il futuro della Terra, cambiamenti climatici e sfide sociali”.
Progetti importantissimi che si stanno estendendo anche a tante altre realtà formative italiane e che stanno incontrando il favore di sempre più giovani impegnati a voler studiare gli effetti e, soprattutto, le soluzioni per la crisi climatica.