I predatori dell’oro nero

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I predatori dell’oro nero


di Giulia Bardino

Il Governo congolese vuole consentire l’accesso alle compagnie petrolifere in due delle più importanti aree forestali del pianeta. A rischio, tra l’altro, la sopravvivenza del gorilla di montagna


La Repubblica Democratica del Congo contiene circa il 50% di tutte le foreste pluviali tropicali del continente Africano. Per la loro eccezionale biodiversità, tra il 1979 e il 1996, sono state registrare 5 aree protette del Congo come Patrimonio dell’UNESCO (World Heritage List), tra le quali troviamo il Parco Nazionale di Virunga e quello di Salonga, due delle più importanti aree forestali del pianeta, dimora di importanti specie endemiche, gravemente a rischio di estinzione, come il bonobo e il gorilla. E’, tuttavia, notizia recente quella della decisione presa dal Governo della Repubblica Democratica del Congo di declassare queste due aree protette, in modo tale da consentirne l’accesso alle compagnie petrolifere, interessate alla trivellazione e all’estrazione del petrolio dalla grande riserva che giace nel sottosuolo di questa regione.

Degrado e frammentazione

Questo avvierebbe un irreversibile processo di degradazione e frammentazione delle foreste, con conseguenze disastrose per le specie che le popolano e per l’intero sistema Terra. Tra le specie endemiche più note e più minacciate troviamo il gorilla di montagna, un primate appartenente al gruppo delle scimmie antropomorfe, filogeneticamente tra le più vicine all’essere umano. Il gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) è una delle due sottospecie di gorilla orientale e per l’esiguità della popolazione residua – circa 600 esemplari – e la ristrettezza del suo areale, è stata inserita nella Lista Rossa della IUCN come sottospecie in pericolo critico di estinzione (Critically Endangered). Le principali minacce alla loro esistenza sono rappresentate proprio dalla distruzione dell’habitat, dal bracconaggio e dalla trasmissione delle malattie da parte degli esseri umani, tutti elementi che, a seguito di tale sconsiderata decisione, verrebbero pericolosamente alimentati. Nello specifico, il governo della Repubblica Democratica del Congo vorrebbe restringere i confini dei due parchi nazionali, in modo da tener fuori dal perimetro delle aree tutelate le zone di interesse delle compagnie petrolifere. Le aree protette che dovrebbero essere declassate, stando al progetto iniziale, rappresenterebbero il 40% del parco di Salonga e il 22% di quello di Virunga, circa 17.000 chilometri quadrati, totali.

Habitat e sopravvivenza

Questa drastica riduzione dell’habitat dei gorilla di montagna avrebbe effetti importanti e devastanti sulla loro capacità di sopravvivenza, a partire dall’aumento della competizione per le risorse, quali cibo e rifugi, fino alla diminuzione della variabilità genetica intraspecifica, la quale fornisce loro una maggior capacità di adattamento in caso di particolari eventi – come un’epidemia- o cambiamenti ambientali, rappresentando dunque uno dei più importanti fattori per la loro sopravvivenza. Questo avviene perché, in aree ridotte o frammentate, le stesse popolazioni di gorilla di montagna andrebbero incontro ad una drastica frammentazione e riduzione delle loro dimensioni, costringendo gli individui che ne fanno parte ad accoppiarsi tra consanguinei e andando, dunque, ad intaccare quello che è uno dei più importanti sistemi di difesa dai cambiamenti ambientali e dalle malattie e che è alla base dell’evoluzione. Infine, la costruzione dei siti di trivellazione comporta la creazione di strade all’interno dell’area “protetta” e, dunque, di punti di accesso alla foresta che porterebbero, intuibilmente, ad un aumento delle attività di bracconaggio e della trasmissione di malattie da parte degli esseri umani. I gorilla di montagna, come la maggior parte dei primati, svolgono un ruolo fondamentale per l’intero sistema Terra contribuendo alla rigenerazione delle foreste tropicali e lo fanno grazie alla loro particolare dieta, principalmente frugivora. Nutrendosi, dunque, di frutta e muovendosi all’interno della foresta, ne disperdono i semi, i quali saranno stati, inoltre, parzialmente digeriti lungo il percorso all’interno delle vie gastrointestinali e questo ne favorirà la germinazione. E’ quindi interesse globale quello di proteggere questi preziosi animali.

A vantaggio di chi?

Uno degli elementi su cui le compagnie petrolifere fanno spesso pressione è il presunto vantaggio economico che tali attività di estrazione comporterebbero per le popolazioni locali. In realtà, è stato dimostrato come queste portino con sé distruzione, prostituzione e problemi per la salute delle popolazioni locali, piuttosto che sviluppo. Sono invece i gorilla di montagna che, negli ultimi anni, hanno rappresentato un importante pilastro nell’economia e nello sviluppo del paese. Grazie all’abituazione di tali animali alla presenza neutra di osservatori umani, è stato possibile creare un rilevante flusso di turisti per la loro osservazione in condizioni naturali. Questa forma di ecoturismo ha il potenziale di generare ragguardevoli entrate economiche che possano essere investite nello sviluppo delle popolazioni locali, oltre che nell’educazione e nella conservazione delle foreste e di tutti gli animali che le popolano. L’uomo ha un forte impatto su ogni ecosistema naturale e, con la continua crescita demografica che caratterizza il nostro secolo, il conseguente declino della biodiversità è destinato a crescere. Tutto dipenderà dall’attenzione rivolta alla sua protezione e alla gestione sostenibile dell’ambiente, a partire dagli attuali modelli di sviluppo economico che dovranno, pertanto, considerare la limitatezza delle risorse naturali e la capacità degli ecosistemi.