Carlina Bianca

Piante miracolose

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Carlina Bianca


a cura di AMINT

Per secoli è stata considerata una pianta miracolosa. Presso gli antichi popoli trovava usi perfino esoterici, preservava e proteggeva da sortilegi e dal malocchio. In tempi storici più recenti è stata usata per lenire il mal di denti e per curare diverse patologie della pelle, dalla scabbia, alle vesciche e alle piaghe. Veniva persino usata per le previsioni del tempo, infatti le squame del capolino florale si aprono nella caratteristica forma stellare con il tempo secco e si richiudono con il tempo umido.


Carlina acaulis L.

La prima parte del binomio scientifico sembrerebbe attribuita al grande Carlo Magno che secondo la legenda riuscì con questa pianta a curare la peste del suo esercito. La seconda parte del binomio indica l’assenza del caule.

Pianta erbacea perennante munita di un grosso rizoma legnoso; fusto da quasi nullo, a 35-40 cm. Le foglie formano una rosetta basale, sono picciolate e lunghe, anche oltre 25 cm e suddivise in vari segmenti spinosi. Le foglie cauline sono sessili, divenendo brattee spinose in prossimità dell’infiorescenza.

Fiori

L’infiorescenza può superare il diametro di 12 cm, è composta da un grosso capolino contornato di brattee esternamente fogliose; quelle interne e prossime ai fiori sono dure, lucide, con apice appuntito, di colore biancastro e base brunastra, ripiegandosi all’interno con tempo umido, da questo carattere deriva il nome volgare di “segnatempo”. L’infiorescenza unica, posta al centro della rosetta, ha fiori tubulosi, pentameri.

Frutti e habitat

I frutti sono acheni pelosi, terminanti in un pappo pennato; fiorisce da giugno ad agosto (fino a settembre). L’ambiente di crescita è costituito da prati aridi, margine dei sentieri o dei boschi, luoghi rocciosi, da 100 a 1800 (talvolta sino a 2200) m s.l.m. Presente in tutta Italia ad esclusione di Sicilia e Sardegna, ci sono dubbi sulla sua presenza nella regione Puglia.

Subspecie italiane

In Italia sono presenti due subspecie:

Carlina acaulis L. subsp. acaulis alta al massimo circa 10 (15) cm, caule nullo o poco sviluppato, rinvenibile in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta.

Carlina acaulis subsp. caulescens (Lam.) Schubl. & G. Martens con fusto maggiormente foglioso e più sviluppato (può raggiungere 35-40 cm di altezza), che cresce in tutte le regioni, tranne che in Puglia, Sicilia e Sardegna.

In Cucina

Il ricettacolo floreale è ritenuto commestibile come quello dei carciofi, viene raccolto prima della fioritura e quindi consumato lessato e poi condito con olio sale pepe e limone, oppure tagliato a pezzi impanato e fritto. Tale parte della pianta è denominata pane dei cacciatori, il suo sapore ricorda quello delle mandorle o delle nocciole. Le radici sono un’altra parte della pianta che viene consumata, eliminando la corteccia esterna si libera la parte interna molto carnosa e saporita, che ricorda il sapore del cardo. Per le loro proprietà digestive le radici sono anche usate per la preparazione di amari. Un uso assolutamente singolare è quello delle foglie essiccate, che riescono a cagliare in modo naturale il latte.

Giardinaggio

Dato il loro aspetto fortemente decorativo queste piante sono spesso usate per abbellire i giardini rocciosi e le scarpate. Le piante sono facilmente coltivabili partendo dalla riproduzione da seme, con la successiva messa a dimora delle giovani piantine. Essendo molto rustiche e resistenti non richiedono di cure particolari e in poco tempo riescono a tappezzare le zone nelle quali sono state messe a dimora. Mantenendosi inalterata per lungo tempo, la Carlina una volta essiccata, viene spesso inserita nelle composizioni floreali secche. Tipico è il ritrovamento di piante che hanno subito una essiccazione naturale negli ambienti collinari e montani vocati a prato pascolo.